“In Italia i disturbi neuropsichici nell’infanzia e adolescenza colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi”. Ad affermarlo, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che ricorre domani 10 ottobre, è Elisa Fazzi, presidente della Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), sottolineando l’importanza della sensibilizzazione, prevenzione e individuazione precoce dei sintomi. “È solo ponendo la lente d’ingrandimento sull’età evolutiva, che ha specificità e peculiarità rispetto all’età adulta, che si può intervenire precocemente – evidenzia Fazzi, che è anche direttore Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Asst Spedali Civili e Università di Brescia e membro del Tavolo tecnico per la salute mentale presso il ministero della Salute –. La domanda di interventi in questo ambito è in continua crescita, si tratta di una vera emergenza di sanità pubblica”.
“Abbiamo analizzato i dati di 9 ospedali italiani che hanno raccolto circa 25mila visite neuropsichiatriche urgenti rivolte a bambini e adolescenti dal 2018 al 2021”, commenta Benedetto Vitiello, direttore Neuropsichiatria infantile dell’Università di Torino. L’incremento di visite riguarda soprattutto “disturbi dell’alimentazione, in particolare l’anoressia, e disturbi quali autolesionismo e ideazioni o comportamenti suicidali, in soggetti in età adolescenziale con una prevalenza del sesso femminile”.
Gran parte dei quadri depressivi esordisce in adolescenza (1 femmina su 4 e 1 maschio su 10) ma spesso sono preceduti da altri disturbi come quello del sonno; il 59% dei ragazzi con disturbi della condotta alimentare ha tra i 13 e 25 anni, il 6% ha meno di 12 anni, il suicidio rappresenta la prima causa di morte in Italia tra gli adolescenti (dato 2019). Secondo la Sinpia, l’impegno istituzionale del nostro Paese “appare ancora irrisorio” collocandosi “fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa dedicata alla salute mentale con circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva, a fronte del 10% dei principali Paesi ad alto reddito, e con risorse particolarmente carenti per i servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile che in questi anni si trovano ad affrontare una vera emergenza”.