“Evitare la tentazione di pensare che scopo del cammino sinodale sia annullare le nostre differenze e ritrovarci in un compromesso che avvilirebbe tutti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nella celebrazione per l’apertura dell’anno pastorale e l’avvio della seconda fase del Cammino sinodale, che ha presieduto ieri in cattedrale. “Il cammino da fare insieme deve essere teso a far emergere le nostre radici e a proiettarci verso la pienezza della loro forza vitale, essendo consapevoli che all’origine del nostro cammino c’è il volto e il cuore di Dio, colui che per amore ci ha fatti suoi – ha aggiunto il cardinale – Senza questo chiaro orientamento trascendente, senza una cura del rapporto con Dio, e quindi con il suo Spirito, il nostro dialogo diventa chiacchiericcio e il nostro discernimento scade in mistificazione frutto di ricerca di dominio sugli altri”.
Soffermandosi sull’atteggiamento di servizio, l’arcivescovo ha ribadito che “deve essere di tutti noi, di noi pastori che il Signore ha posto a guida del suo popolo, di quanti nella Chiesa si rendono disponibili alle diverse mansioni nell’ambito dell’annuncio, del culto, della carità”. “Un atteggiamento, quello del servizio, che deve essere proprio di tutti i cristiani, e il Cammino sinodale intende risvegliarlo nella vita personale e comunitaria”. Quindi, il cardinale ha ribadito come “questo servizio, nella fase del Cammino sinodale che ci apprestiamo ad avviare, assume la forma del discernimento comunitario”. “Il discernimento non parte da una raccolta di principi da proiettare sui fatti per giudicarlo – ha spiegato –. Al contrario, come ci ha insegnato Papa Francesco, ‘la realtà è superiore all’idea’ (EvG, 233). Riservare il primato all’idea conduce inevitabilmente a dare forma ideologica al pensiero e alla prassi”.