Come di consueto, Francesco lo ha annunciato a sorpresa, anche degli interessati. Era infatti domenica 9 luglio quando il Papa annunciava per il 30 settembre un nuovo concistoro e la creazione di 21 nuovi cardinali di Santa Romana Chiesa, 19 dei quali con meno di ottanta anni e quindi abili a partecipare ad un eventuale Conclave. Si tratta del nono concistoro dell’attuale pontefice, quasi uno per ogni anno di pontificato (non ce ne sono stati nel 2013 e nel 2020). Un collegio cardinalizio quindi sempre più “bergogliano”. Dopo quello di oggi infatti, Francesco avrà creato in totale 142 cardinali di cui 137 elettori (99 nominati da Francesco, 29 da Benedetto XVI e 9 da Giovanni Paolo II), che scenderanno già a 136 il giorno successivo il 1° ottobre quando il porporato Patrick D’Rozario del Bangladesh taglierà il traguardo degli 80 anni.
Libero dalle logiche delle cosiddette diocesi cardinalizie, Francesco ha privilegiato, come sempre, nomine ad personam e le sedi periferiche.
“La loro provenienza – ribadiva Francesco all’Angelus del 9 luglio scorso – esprime l’universalità della Chiesa, che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra”.
I nuovi porporati infatti provengono in maggioranza dall’Europa (otto); tre ciascuno giungono da Africa, Asia e America latina mentre uno solo arriva dell’America del Nord. Se si considera poi il patriarca di Gerusalemme mons. Pizzaballa in quota asiatica, c’è solo un italiano ad accrescere le fila dei cardinali del nostro Paese che diventeranno 14 su 137 rispetto ai ventotto su centoquindici presenti nel conclave del 2013. Da uno sguardo d’insieme quindi, dopo questo concistoro, l’Europa sarà rappresentata da cinquantadue elettori, l’Asia e l’America latina da ventiquattro ciascuna, l’Africa da diciannove, l’America del Nord da quindici e l’Oceania da tre.
Un nuovo concistoro nuove curiosità.
Anzitutto per la prima volta, la berretta arriva in Sud Sudan (Juba), in Tanzania (Tabora), in Malesia (Penang), in Polonia (Lodz) e nel patriarcato di Gerusalemme dei Latini.
Continuerà ad avere la porpora l’arcivescovo di Bogotà in Colombia, torneranno invece ad averla quelli di Cordoba in Argentina, Cape Town in Sud Africa e il vescovo di Hong Kong.
Altra prima volta riguarda i frati minori conventuali, che avranno ben due cardinali. Salgono a due porpore anche i gesuiti mentre si aggiunge un salesiano tra gli elettori. Nel nuovo Collegio cardinalizio quindi i figli di Sant’Ignazio supereranno quelli di don Bosco di una sola unità (6 a 5) anche se, entro il 2024, saranno nuovamente sorpassati, visto che un paio di gesuiti compiranno 80 anni. Da notare poi che nel nuovo collegio , dopo oltre centovent’anni, torna un agostiniano.
Infine, dopo il concistoro di oggi, Madrid avrà un nuovo cardinale, anche se l’emerito ha meno di 80 anni.
Ecco i 18 nuovi cardinali elettori, che diverranno tali solo dopo il Concistoro del 30 settembre. Dodici hanno meno di 65 anni, in 6 sono cinquantenni:
– Robert Francis Prevost, 68 anni, statunitense, agostiniano, arcivescovo-vescovo emerito di Chiclayo in Perù, dall’aprile 2020 prefetto del Dicastero per i vescovi;
– Claudio Gugerotti, 68 anni, arcivescovo, già nunzio apostolico in Bielorussia, in Ucraina e in Gran Bretagna, dal gennaio scorso Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali;
– Víctor Manuel Fernandez, 61 anni, argentino, arcivescovo emerito di La Plata, lo scorso 1° luglio nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede;
– Emil Paul Tscherrig, 76 anni, svizzero, arcivescovo, nunzio apostolico in Italia dal 2017 dopo esserlo stato in Argentina dal 2012;
– Christophe Louis Yves Georges Pierre, 77 anni, francese, arcivescovo, nunzio apostolico negli Stati Uniti dal 2016;
– Pierbattista Pizzaballa, 58 anni, frate minore, originario della provincia di Bergamo, dal 2020 Patriarca latino di Gerusalemme dopo essere stato amministratore apostolico dal 2016;
– Stephen Brislin, 67 anni, dal 2009 arcivescovo di Città del Capo (Kaapstad) in Sud Africa;
– Ángel Sixto Rossi, 65 anni, gesuita, dal 2019 arcivescovo di Córdoba in Argentina;
– Luis José Rueda Aparicio, 61 anni, dal 2020 arcivescovo di Bogotá in Colombia;
– Grzegorz Rys, 59 anni, dal 2017 arcivescovo di Łódź in Polonia, esponente di spicco dell’ala più moderata dell’episcopato;
– Stephen Ameyu Martin Mulla, 59 anni, dal 2019 arcivescovo di Juba in Sud Sudan;
– José Cobo Cano, 58 anni, da giugno arcivescovo di Madrid in Spagna;
– Protase Rugambwa, 63 anni, dallo scorso aprile arcivescovo coadiutore di Tabora in Tanzania, dopo essere stato dal 2012 segretario aggiunto e dal 2017 segretario di Propaganda Fide;
– Sebastian Francis, 72 anni a novembre, dal 2012 vescovo di Penang in Malesia;
– Stephen Chow Sau-Yan, 64 anni, gesuita, dal 2021 vescovo di Hong Kong in Cina;
– François-Xavier Bustillo, 55 anni a novembre, frate francescano conventuale, originario di Pamplona in Spagna, ha studiato in Italia e Francia dove ha svolto la sua attività pastorale diventando dal 2021 vescovo di Ajaccio in Corsica, autore di un volume (“Testimoni, non funzionari”) più volte citato ed elogiato dal Papa;
– Américo Manuel Alves Aguiar, 50 anni a dicembre, dal 2019 vescovo ausiliare di Lisbona in Portogallo, presidente della Fondazione Gmg di Lisbona;
– don Ángel Fernandez Artime, 63 anni, spagnolo, dal 2013 Rettor Maggiore dei Salesiani.
Questi invece i tre futuri cardinali ultraottantenni e quindi senza diritto di voto:
– Agostino Marchetto, 83 anni, nunzio apostolico, storico del Concilio Vaticano II;
– Diego Rafael Padron Sanchez, 84 anni, arcivescovo emerito di Cumaná in Venezuela;
– padre Luis Pascual Dri, 96 anni, frate cappuccino, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei, Buenos Aires (Argentina): è lui il religioso più volte citato da papa Francesco, che si scusava con Gesù per aver perdonato troppo aggiungendo: “Sei stato Tu a darmi il cattivo esempio!”.