Sinodo: mons. Cobo Cano, “soccorrere i migranti e garantire i loro diritti per costruire le società del futuro”

Foto Calvarese/SIR

“Diventare cardinale vuol dire per me assumere una responsabilità insperata, di fronte al Santo Padre, a Dio e al popolo di Dio”. Così mons. José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid, spiega il senso della porpora che riceverà nel Concistoro di domani. “Essere cardinale nella Spagna di oggi – spiega ai giornalisti durante l’incontro organizzato in sala stampa vaticana con alcuni dei 21 nuovi cardinali – significa saper guardare al futuro, assumere uno sguardo molto globale. Quando sei nella tua diocesi, guardi alla diocesi e al tuo Paese, mentre il servizio del cardinale è accompagnare il Papa a guardare globalmente, verso orizzonti più grandi”. “La funzione del vescovo e della Chiesa è abbracciare tutti, come ci ripete spesso il Santo Padre”, prosegue il futuro cardinale: “È apprendere con il Papa a dare direttrici e a marcare orizzonti. La Spagna è un Paese molto globalizzato, che guarda alle sue origini ma vuole anche allargare i suoi orizzonti”. Tra le questioni più urgenti da affrontare, anche in Spagna, ci sono le migrazioni: “In Spagna – dice Cobo Cano al Sir – abbiamo a che fare con grandi flussi migratori, dall’Atlantico e dal Mediterraneo. Abbiamo la necessità di soccorrere e di garantire i diritti delle persone, che non sono numeri, ma persone che ci aiuteranno a costruire la società del futuro. Dobbiamo accompagnare i flussi, assicurare i soccorsi umanitari e dare forza alla società attraverso le migrazioni”. Quanto al Sinodo ormai imminente e alle possibili influenze esterne, l’arcivescovo di Madrid confessa: “Ho difficoltà a pensare che il Sinodo si faccia fuori dal Sinodo, che gli orientamenti politici impongano una sorta di agenda. Il Sinodo non è un congresso o un Parlamento: è un momento dell’ascolto di Dio, e Dio ci può sorprendere. La forma di lavoro scelta per il Sinodo è ascoltare la Parola di Dio e parlare per creare un ponte fra di noi. Nessuno sta per conto suo, ognuno deve fare un passo verso l’altro, per incontrarsi e affrontare anche temi nuovi: cosa fare per i poveri e i migranti, come educare alla fede e come formare comunità che sappiano dare speranza alla nostra gente”.

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