(da Marsiglia) “Spero sia l’inizio di un processo”. Così Francesco Antonini, 26 anni, della diocesi di Foligno, si sbilancia sui Rencontres Méditerranéennes, che sta vivendo da protagonista insieme ad altri giovani provenienti da 25 Paesi, due o tre confessioni cristiane e tre religioni: 70 ragazzi in tutto, lo stesso numero dei vescovi, una prima assoluta in questo percorso partito da Bari nel 2020 per iniziativa della Chiesa italiana, proseguito a Firenze nel 2022 e approdato a Marsiglia con una formula in parte inedita. Francesco ha lasciato Foligno sette anni fa per andare a studiare prima in Francia e adesso al Cairo filosofia e storia medievale. “Volevo migliorare il mio arabo”, ci spiega a proposito della sua nuova sede di studi di pre-dottorato. Si sente da come ne parla che questa passione ce l’ha nel sangue, tanto da farne uno spunto di riflessione su come la sua generazione è chiamata a cambiare il mondo, incominciando proprio dagli equilibri, o meglio dagli squilibri, delle due sponde del Mediterraneo. La partecipazione dei giovani ai Rencontres è strutturata in due parti: la prima, quella che finisce oggi, è introduttiva e serve a familiarizzare i partecipanti con la città, imparando a coglierne l’atmosfera. “Abbiamo visitato luoghi simbolici, come il tempio protestante, la moschea, la sinagoga, le associazioni di reinserimento sociale degli immigrati”, racconta Francesco definendo questa esperienza “un incontro urbano di scoperta”. La seconda parte, che comincia oggi fino all’arrivo del Papa, è scandita dai gruppi di lavoro su due binomi: identità e verità, dignità e sviluppo. Il risultato sarà un documento di sintesi, elaborato dopo il lavoro congiunto con i 70 vescovi, che verrà presentato a Bergoglio per “avviare processi”, in puro stile Francesco. “Vorrei che quello di Marsiglia fosse il primo momento di confronto a cui ne seguano altri”, il desiderio espresso: “Veniamo da 25 Paesi, dall’Italia siamo in due. La maggior parte sono Paesi arabofoni e c’è una grande distinzione tra la riva Sud del Mediterraneo che parla una sola lingua, l’arabo, e appartiene ad una sola religione, l’islam sunnita, e la riva Nord dello stesso mare, apparentemente accomunata dall’inglese ma che parla tante lingue ed è composta da un mosaico di nazioni e religioni. In questo contesto, la componente arabofona è molto importante e la religione musulmana non dovrebbe essere relegata soltanto ad una partecipazione secondaria”. Per Francesco, insomma, “parole come uguaglianza e partecipazione dovrebbero essere tradotte nei fatti: la pace non può venire solo da una riva, o semplicemente invitando gli altri a sedere allo stesso tavolo. Le autorità ecclesiastiche e civili dovrebbero prenderne coscienza, ma è un processo che richiede tempo”.
“Durante la mia generazione dovremmo fare uno switch, cioè operare un cambiamento sociale, economico, politico e religioso molto rilevante: perché tutto è connesso, come ci dice Papa Francesco”, la proposta. Per le giornate di Marsiglia, allora, l’augurio è che “i giovani provochino delle idee che ci sono state trasmesse dalla storia, ma che vanno ripensate e formulate non solo in senso socio-economico ma anche spirituale e teologico. Una vera teologia del Mediterraneo, ad esempio, dovrebbe considerare le altre religioni almeno alla pari”. No, dunque, agli squilibri e alle disuguaglianze, non solo economiche. Anche per affrontare due temi ampiamente discussi dai giovani nei Rencontres, come l’ambiente e le migrazioni: “I Paesi più deboli e più fragili si aspettano che vengano affrontate le cause del fenomeno migratorio e dei cambiamenti climatici attraverso la presa in carico delle disparità. Altrimenti l’identità comune non può essere condivisa, come sta accadendo anche in Italia, tra il Sud e il Nord del Paese”.