“La società irachena ha perso molti valori umani, sociali e religiosi, e gli iracheni vivono in un vortice di interessi, ipocrisia, estremismo ideologico, una realtà di terrore fisico e morale che sconvolge tutti. In Iraq, purtroppo, a causa della debole applicazione della legge e della mancanza di responsabilità, negli ultimi anni ha prevalso il principio del ‘fine giustifica i mezzi’, vale a dire la convinzione che tutto sia permesso. Che fine hanno fatto i comandamenti di Dio, come non uccidere, non rubare, non mentire, non rendere falsa testimonianza? Questo è molto spaventoso, in quanto mina radicalmente i valori fondamentali della vita interpersonale pacifica e conduce la società nell’abisso”. Così il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, scrive in una riflessione, diffusa poco fa dal Patriarcato caldeo, in cui si stigmatizza anche la presa di posizione di “qualcuno al Governo che si permette di mentire e di affermare che Papa Francesco è a favore del ritiro del decreto presidenziale 147”. Il riferimento è alla vicenda che ha visto nelle settimane scorse il presidente iracheno Abdul Latif Rashid revocare il decreto n. 147, emanato dal suo predecessore Jalal Talabani, il 10 luglio 2013, che riconosce il patriarca, nominato dalla Santa Sede, capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo”, oltre che “responsabile e custode delle proprietà della Chiesa”. Per Mar Sako la decisione del presidente nasconde le manovre politiche di Ryan al-Kildani, capo delle Brigate Babilonia, milizie armate filo-iraniane, e rappresentate in Parlamento da quattro deputati (sui cinque totali concessi alla minoranza cristiana, ndr), per delegittimarlo e mettere così le mani sui beni della Chiesa. Lo stesso Ryan al-Kildani che ieri ha partecipato all’udienza papale al termine della quale ha potuto offrire al Papa un dono e che, secondo quanto appreso dal Sir, avrebbe dichiarato che il Papa è favorevole al ritiro del decreto 147 e “alla sostituzione dello stesso patriarca”. Saluto mostrato anche da un video diffuso da al-Kildani. Da qui l’esortazione del cardinale ad “apprendere a casa, a scuola, nell’educazione religiosa, i valori della franchezza e dell’integrità, del rispetto per il denaro pubblico e della non aggressione, che sono le azioni che confermano la sincerità di una persona e non le sue parole. È importante – rimarca Mar Sako – che l’educazione familiare, governativa e religiosa affronti tutte queste forme che distruggono la vita umana e violano la dignità umana. I valori del diritto pubblico, della fratellanza, del servizio e della cooperazione comune devono essere incoraggiati così da formare una società civile in cui possiamo vivere con fiducia e sicurezza, libertà responsabile e dignità”. “È anche urgente – conclude il patriarca caldeo – che il Governo rimuova la cultura della vendetta e della separazione tribale educando i cittadini sull’importanza di ricorrere alla magistratura per ottenere giustizia. Anche i media dovrebbero essere obiettivi, rispettosi, costruttivi e lontani dal sensazionalismo”.