“Sono stato nel cuore dell’Asia e mi ha fatto bene. Fa bene entrare in dialogo con quel grande continente, coglierne i messaggi, conoscerne la sapienza, il modo di guardare le cose, di abbracciare il tempo e lo spazio”. È il bilancio del suo recente viaggio apostolico in Mongolia, di cui il Papa, durante l’udienza di oggi in piazza San Pietro, ha ripercorso le tappe. “È decisivo saper scorgere e riconoscere il bene. Spesso, invece, apprezziamo gli altri solo nella misura in cui corrispondono alle nostre idee”, ha argomentato Francesco: “È perciò importante, come fa il popolo mongolo, orientare lo sguardo verso l’alto, verso la luce del bene. Solo in questo modo, a partire dal riconoscimento del bene, lo si aiuta a migliorare”. “Mi ha fatto bene incontrare il popolo mongolo, che custodisce le radici e le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in armonia con l’ambiente”, ha assicurato il Papa: “È un popolo che scruta il cielo e sente il respiro del creato. Pensando alle distese sconfinate e silenziose della Mongolia, lasciamoci stimolare dal bisogno di allargare i confini del nostro sguardo”. “Per favore, allargate i confini!”, l’appello finale a braccio: “Guardare largo e non cadere prigionieri delle piccolezze: allargare i confini del nostro sguardo, perché veda il bene che c’è negli altri e sia capace di dilatare i propri orizzonti. E anche dilatare il proprio cuore: dilatare il cuore per capire, per essere vicino a ogni persona e a ogni civiltà”.