Non mancano nel colloquio tra Papa Francesco e i gesuiti portoghesi, avvenuto durante la Gmg di Lisbona, il 5 agosto, nel Colégio de São João de Brito, scuola gestita dalla Compagnia di Gesù – colloquio pubblicato integralmente da La Civiltà Cattolica e rilanciato da Vatican news -, domande anche più personali come quella: “Santo Padre… che cosa le pesa sul cuore e quali gioie sta provando in questo periodo?”. Francesco risponde di getto: “La gioia che ho più presente è la preparazione al Sinodo, anche se a volte vedo, in alcune parti, che ci sono carenze nel modo di condurla. La gioia di vedere come dai piccoli gruppi parrocchiali, dai piccoli gruppi di chiese, emergano riflessioni molto belle e c’è grande fermento. È una gioia”.
“Il Sinodo non è una mia invenzione”, ci tiene a dire Papa Francesco, ricordando come sia stato Paolo VI, alla fine del Concilio, “a rendersi conto che la Chiesa cattolica aveva smarrito la sinodalità”. Da allora in poi c’è stato “un lento progresso” e, a volte, “in modo molto imperfetto”. Oggi quindi si cerca di dare nuovo vigore alla sinodalità che, chiarisce il Pontefice, “non è andare in cerca di voti, come farebbe un partito politico, non è una questione di preferenze, di appartenere a questo o a quel partito”. “In un Sinodo – insiste – il protagonista è lo Spirito Santo. È lui il protagonista. Quindi bisogna far sì che sia lo Spirito a guidare le cose”.