I sondaggi di opinione, in una società dove le persone sono diventate un prodotto di consumo e gli sviluppi nella comunicazione digitale hanno cambiato le interazioni umane con gli influencer in prima linea in questo progresso, si sprecano. Non passa giorno che tv, quotidiani e social non pubblichino i risultati di indagini di ogni genere.
Ma quello di Gesù non è un sondaggio di opinione. È molto di più! Si presenta come ascolto dei pensieri, delle urgenze, delle necessità e delle aspirazioni della gente. Gesù non è un politico scaltro che cerca di carpire le ansie e le inquietudini delle folle per farne un programma elettorale vincente, o un sociologo che intende stimare e classificare in schemi precisi e prefissati le risposte pervenute, è un “maestro” che cerca di intuire le difficoltà di comprensione del discepolo per dare luce con il suo insegnamento alla verità nascosta, è un “medico” che si sforza di cogliere i segnali di fragilità e di sofferenza per porvi rimedio, è un “artigiano dell’esistenza” che invita a costruire le relazioni a partire dalla flessibilità e dalla capacità di adattamento.
Un detto ebraico racconta che in principio Dio creò il punto di domanda e lo pose nel cuore dell’uomo. Le domande aprono sentieri, non erigono muri: “Chi dite che io sia?”. L’interrogativo affonda le sue radici molto più in profondità di quanto si pensi: la difficoltà, da parte dell’uomo, oggi come allora, di accettare e riconoscere l’identità di Gesù. Chi è per noi Gesù di Nazareth? Crediamo veramente che è il Figlio di Dio onnipotente? Crediamo con tutto il cuore nella sua Resurrezione? O il nostro credo è limitato a delle sensazioni provate durante l’esecuzione di qualche rito o durante la ripetizione meccanica di qualche formula?
Pietro intuisce e riconosce il mistero di Gesù, la sua identità profonda (“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”); e Gesù, di rimando, rivela e riconosce la vera identità dell’apostolo e la sua missione (“A te darò le chiavi del Regno… legherai… scioglierai…”). Nelle parole del Cristo possiamo individuare alcune finalità della missione per l’oggi: la ripresa con coraggio dell’annuncio del Vangelo, nella consapevolezza della sua forza ed efficacia; l’annuncio della persona di Gesù, del significato decisivo di lui per la vita di ogni uomo; il dialogare, l’essere con, il con-dividere, la con-passione, secondo la logica della incarnazione, nel duplice atteggiamento di ascolto della voce di Dio e di ascolto del “grido del popolo”, rivelatore dei bisogni, delle necessità, delle sofferenze, delle esigenze delle persone, grido-voce che emerge dalla concretezza nella loro situazione.
È il potere-servizio della chiave che chiude (legare) ed apre (sciogliere), non già nel senso di imporre “pesanti fardelli” nel cuore dell’uomo, ma di legare i fratelli a Cristo e sciogliere i nodi e le catene della loro vita, in una ritrovata comunione con tutti. Insomma non conta ciò che dico di Cristo, ma ciò che vivo di Lui!
All’inizio del terzo millennio, Papa Giovanni Paolo II, successore di Pietro, ora santo, diceva: “No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!” (Novo millennio ineunte, 29).