La Gmg di Lisbona, le voci dei vescovi e quell’esperienza di Sinodo che continua nella Chiesa

Lo stile vissuto dai giovani nella Giornata mondiale della Gioventù e nelle catechesi richiama il cammino sinodale avviato nelle diocesi, che trova un momento culmine nell'appuntamento di ottobre in Vaticano. Il pensiero di alcuni vescovi italiani

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

A Lisbona, i giovani sono scesi “dal balcone”. Si sono posti dentro la loro vita. Hanno messo in pratica le indicazioni di Papa Francesco, contenuta nell’esortazione apostolica “Christus vivit”, diffusa dal Pontefice dopo il Sinodo dei giovani. E al Sinodo l’esperienza della Giornata mondiale della Gioventù tornerà. Lo credono anche i vescovi cha abbiamo sentito a Lisbona, al termine dell’evento.

“Credo che al Sinodo la Gmg possa dare l’idea di una Chiesa giovane che non si deve fossilizzare in strutture chiuse in se stesse”, spiega mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto.

Una chiesa che “deve avere una straordinaria capacità di dialogo interno, di protagonismo di ogni battezzato, di ogni Chiesa locale nella comunione profonda della fede intorno al successore di Pietro”.

Nelle parole dell’arcivescovo di Genova, mons. Marco Tasca, il messaggio che da Lisbona arriva in Vaticano per il prossimo appuntamento di ottobre: “Questa Gmg lancia il messaggio bellissimo di una Chiesa universale che cammina insieme, che è bello crescere insieme e affrontare anche le sfide l’uno accanto all’altro”. Lo crede anche il vescovo di Alba, mons. Marco Brunetti: “La Gmg ci dice che nel cammino sinodale dobbiamo coinvolgere i giovani. Devono dire la loro, diventare protagonisti, essere ascoltati. E quindi essere anche coinvolti direttamente per tutte le scelte che faremo”. Da Nord a Sud, quel filo conduttore unisce il pensiero dei presuli. L’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, ribadisce come l’esperienza di Lisbona sia stata “ricca sotto vari profili”: “Il primo è l’esperienza dell’incontro tra persone diverse, tra storie e volti che hanno delle narrazioni particolari e che hanno avuto la capacità di mettersi insieme nella realizzazione di un percorso di consapevolezza sull’ecologia integrale e sull’amicizia sociale”.

“L’esperienza delle catechesi è stata un’autentica esperienza di sinodalità, di confronto libero, sentito. Per cui credo che abbia dato ai ragazzi la misura di cosa sia un’esperienza sinodale, di laboratorio sinodale, un confronto sinodale”.

“Credo che su questa strada, ritornando a casa, si può continuare anche nei percorsi di pastorale giovanile”.

La Gmg come appartenenza a un corpo più grande che è quello della Chiesa, della cattolicità. Così la descrive il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri: “I giovani hanno percepito il convenire insieme da tutte le parti del mondo e soprattutto hanno vissuto un’esperienza di unità. E questa è una grande catechesi, un’esperienza forte che fanno, attorno a un grande centro d’unità, che è Papa Francesco. Ritornando a casa, pur camminando ognuno nella propria Chiesa, nel proprio continente, nella propria nazione, con la propria lingua, questi ragazzi adesso sanno di appartenere a una Pentecoste in cui abbiamo sentito lo stesso messaggio di unità e bellezza ciascuno nella propria lingua”.
L’augurio del vescovo è che che “la Gmg per loro sia una sorta di fermento che hanno portato, una luce che si accende”. “Sono sicuro che ritorando a casa possano fare riferimento non solo a quella dimensione immediata in cui vivono, ma anche a questa cattolicità, a questa universalità. Per questo motivo, penso che per i giovani che sono venuti a Lisbona sarà un grande messaggio che conservano, che consegnano e che declinano nel cammino sinodale, nelle diverse tappe. L’unità e il camminare insieme è l’espressione di un vivere e di un essere insieme. Perché solo chi è unito può camminare assieme agli altri”.

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