(da Lisbona) “I giovani coreani, soprattutto i più piccoli, i bambini e i teenager, attendono un messaggio di speranza e il Papa è l’unica persone che ce lo può dare”. A parlare sono Christina, 21 anni, e Bona, insegnante di 24 anni. Fanno parte di un numeroso gruppo che arriva da Seul. Prima di arrivare a Lisbona per la Gmg, sono passati per Santiago de Campostela dove hanno vissuto – raccontano – “una intensa esperienza di spiritualità”.
“È la prima volta che vedo il Papa e questi giorni con lui mi hanno commosso”, dice Christina. All’unanimità le due ragazze dicono che l’esperienza più forte vissuta qui a Lisbona è stata la Via Crucis. “Ha dato voce alle paure che viviamo”, confida Christina. “Soprattutto durante il Covid, i ragazzi si sono chiusi nelle loro stanze. Abbiamo sperimentato mesi di isolamento che ci hanno lasciato un forte senso di smarrimento. Di cosa abbiamo bisogno? Di speranza”. A fianco a lei, Bona racconta di essere una insegnante e di voler tornare al suo lavoro per ridonare ai bambini, ai quali insegna, “tutto l’amore che ho sperimentato in questi giorni. I ragazzi coreani non hanno speranza. Fanno fatica a pensare al loro futuro. Qui abbiamo fatto un’esperienza di incontro, di amicizia, di fraternità con ragazzi di tutto il mondo. La Corea attende questo messaggio di speranza e gioia”.