Il problema del linguaggio per dire Dio non esiste nell’ortodossia. Lo ha spiegato il presbitero ortodosso russo, Vladimir Zelinsky, in Italia da diversi decenni, membro del gruppo teologico del Sae, intervenendo a una tavola rotonda della sessione di formazione ecumenica promossa dal Sae ad Assisi. “Nella società occidentale come anche nella cristianità spesso è comparsa la volontà di giudicare, a volte di processare il proprio passato, incluso il nostro linguaggio religioso. Se nel passato si possono trovare tanti peccati e addirittura crimini e quanto il nostro linguaggio ha rappresentato il disprezzo delle donne e la loro umiliazione, prima di condannare dobbiamo chiedere chi è il giudice che può perdonare o assolvere. Credo che il giudice sia la coscienza moderna che si rinnova sempre, che si scopre sempre di nuovo. L’uomo modifica la propria fede sulla base delle rinnovate evidenze e vicende che il mondo ci rimanda con la sua trasformazione permanente”, ha osservato. Per Zelinsky è abbastanza difficile immaginare situazioni simili a nominare Dio in un linguaggio non sessista in una confessione basata principalmente sulla Tradizione patristica dei primi secoli dopo Cristo. Spiega il suo pensiero citando un’esperienza all’interno del gruppo teologico del Sae rispetto alla discussione sul sacerdozio femminile. “Insieme più o meno siamo arrivati alla conclusione che non ci sono argomenti scritturistici e teologici validi che dovrebbero impedire le ordinazioni delle donne – ha sostenuto -. Non ci sono, non dovrebbero esserci. Per i fratelli e le sorelle protestanti non c’è più il problema. Per i cattolici invece sì, sono spesso sulle difensive perché devono giustificare la propria resistenza a tali ordinazioni. Gli ortodossi di solito non partecipano a questa battaglia, ma osservano da una certa distanza. Se l’assillo non si presenta, perché dovrebbero difendere ciò che non è ancora sentito neanche come provocazione?”. Zelinsky ha aggiunto: “Nel momento attuale le donne ortodosse in maggioranza non accetterebbero il sacerdozio femminile. Se non ci sono argomenti contro, non ci sono neanche a favore. L’unico motivo fondamentale è che il pensiero teologico si è aperto ai diritti umani portati dalla società moderna. Questo concetto non c’è nella spiritualità ortodossa, l’uomo non ha diritti davanti a Dio. La risposta giusta a questa e ad altre sfide del genere sarebbe il silenzio, solenne, pieno di conversione”.