“Dio pellegrino e accogliente, tu ci insegni che la vera unità si fonda sulla pluralità. Insegnaci ad accoglierci nella diversità e a proteggere chi non è riconosciuto nei suoi diritti e nel suo desiderio di felicità”. Le parole oranti di Adriana Zarri hanno fatto parte della preghiera del mattino che ha inaugurato, oggi, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli (Assisi) la 59ª sessione di formazione ecumenica del Sae-aps (Segretariato attività ecumeniche). Circa 180 persone di varie età, provenienze geografiche e Chiese hanno risposto all’invito dall’associazione interconfessionale di laiche e laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo con l’ebraismo a partecipare all’annuale settimana di studio, riflessione, vita comune su un tema che attraversa le comunità cristiane, sintetizzato nel titolo: “Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi”. I lavori sono stati introdotti dagli interventi della presidente, Erica Sfredda, e di Simone Morandini, membro del Comitato esecutivo. Sfredda ha ricordato: “Se siamo qui oggi lo dobbiamo al pensiero e alla fede di una donna, Maria Vingiani, che con visione davvero profetica ha iniziato questa storia bellissima che ora cerchiamo di portare avanti con molta gioia”. In un contesto in cui il movimento ecumenico sembrava non avere ancora diritto di cittadinanza e l’incontro pareva impensabile, “Vingiani decise di impegnarsi per costruire un dialogo tra le diverse confessioni cristiane, rispondendo, ne sono certa, alla sua vocazione, cioè a una precisa chiamata del Signore”. Ancora oggi, dopo sessant’anni di una storia nella quale le donne hanno potuto esprimersi e sono state valorizzate, il Sae ancora continua il suo discorso di laicità: “Uomini e donne adulti, credenti che vivono con piena responsabilità il sacerdozio comune”. E vive l’ecumenismo “come stile di vita, stile di ascolto e dialogo che coinvolge tutti e tutte nella quotidianità”. Il dialogo che l’associazione cerca di praticare, a partire da quello con il mondo ebraico la cui testimonianza è la radice del cristianesimo, è aperto anche alle altre religioni e al mondo secolarizzato perché “il cristianesimo, nella sua ricerca di testimonianza e di unità, è coinvolto nella prospettiva universale dell’unità della famiglia umana”.
Il tema scelto per la sessione 2023 sugli uomini e sulle donne, ha continuato la presidente, pone sul tavolo “cosa significhi la differenza di genere nel nostro rapporto con Dio e con la fede”, se e come le Chiese sono cambiate nel contesto occidentale che è cambiato grazie alle battaglie di donne impegnate e di alcuni uomini, come le Chiese si pongono rispetto alle questioni sul genere: le rifiutano aprioristicamente, le recepiscono come temi di tendenza o “hanno scelto la strada stretta e in salita dell’ascolto, del dialogo, di un confronto serio e profondo in un viaggio comune verso la Verità del Signore?”. L’ascolto e le discussioni, nei prossimi giorni, saranno accompagnati dalla preghiera e dalle liturgie in un’esperienza performativa nell’offrire strumenti per affrontare le sfide odierne e nel trasformare la vita.