“È semplicemente vergognoso che in un mondo di abbondanza e persino di grandi sprechi di cibo i governi continuino ad anteporre gli interessi dei grandi colossi e dei miliardari dell’agroalimentare e dell’energia a quelli delle persone più vulnerabili, ampliando esponenzialmente le disuguaglianze tra pochi privilegiati e miliardi di persone che nella parte più povera del mondo non possono permettersi un’alimentazione adeguata o stanno letteralmente morendo di fame in questo preciso momento”: lo dice Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare, commentando i dati del nuovo report dell’Onu sullo “Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione del mondo” reso noto oggi. Secondo il Rapporto Sofi 783 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2022, mentre 600 milioni di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030: un aumento di 122 milioni di persone rispetto al 2019. Le disuguaglianze e l’impatto della crisi climatica aumentano, con alcune regioni del pianeta come il Corno d’Africa, che pagano il prezzo più alto. Sono le “lampanti distorsioni di un sistema alimentare globale profondamente ingiusto, che consente a pochissimi di arricchirsi mentre di fatto uccide milioni di persone”. “Nel 2022 – ricorda Petrelli – le grandi aziende alimentari ed energetiche hanno più che raddoppiato i loro profitti e da soli 18 tra i maggiori colossi del settore food and beverage hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, oltre 14 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti, con i prezzi medi dei prodotti alimentari che sono saliti del 14%. Ma cosa hanno fatto gli Stati più ricchi e influenti per correggere queste distorsioni? Purtroppo poco o nulla!”.
L’impatto della crisi climatica e le distorsioni sempre più strutturali stanno superando la capacità di risposta del sistema umanitario nelle più gravi aree di crisi come il Corno d’Africa. In Somalia, uno dei Paesi con meno responsabilità nell’accelerazione del cambiamento climatico (con solo lo 0,05% sul totale delle emissioni globali), si registra la più grave siccità degli ultimi 40 anni che sta portando 1 persona su 3 sull’orlo della carestia. In tutta l’Africa orientale oltre 8 milioni di bambini sotto i cinque anni – quasi l’intera popolazione della Svizzera – e 36 milioni di persone in totale soffrono di malnutrizione acuta, con 1 persona ogni 28 secondi che nei prossimi mesi rischia di morire di fame. Per l’assenza di piogge negli ultimi 2 anni si sono inoltre perduti 13,2 milioni di capi di bestiame e migliaia di ettari di coltivazioni. Solo in Kenya, il costo economico della perdita di bestiame è stimato ad oggi in oltre 1,5 miliardi di dollari. In Etiopia e Somalia, l’agricoltura impiega rispettivamente il 67% e l’80% della popolazione, ma ampie porzioni dei terreni coltivabili dipendono esclusivamente dalla pioggia per essere produttivi. La conseguenza è che i prezzi dei beni alimentari sui mercati locali sono schizzati alle stelle, tantissime scuole in questi paesi vengono chiuse e le minime capacità di sussistenza non esistono più, causando sfollamenti di massa dalle zone rurali più colpite: 1,75 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case in cerca di acqua e cibo. Oxfam chiede ai governi di “finanziare interamente gli appelli dell’Onu per le emergenze umanitarie”, sostenere i piccoli produttori agricoli, in particolare i diritti delle donne contadine nei Paesi in via di sviluppo, e tassare gli extraprofitti conseguiti dalle grandi aziende negli ultimi anni in tutti i settori, a partire da quello agroalimentare ed energetico.