“Stiamo assistendo ancora una volta a un aumento di orribili violenze sessuali durante i periodi di crisi. Si tratta di una violazione dei diritti umani pervasiva, ma troppo spesso nascosta, che può avere impatti fisici e mentali devastanti a lungo termine sui sopravvissuti. È fondamentale progettare piani di prevenzione e risposta che mettano al centro le esigenze delle donne, delle ragazze e di tutti i sopravvissuti”. È quanto dichiara oggi Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef, in merito agli aumenti degli stupri di cui sono vittime donne e ragazze in Sudan, dopo l’inizio del conflitto.
“È inconcepibile che le donne e i bambini del Sudan vengano ulteriormente traumatizzati in questo modo. Quella a cui stiamo assistendo in Sudan non è solo una crisi umanitaria, è una crisi di umanità”, afferma Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza (Ocha).
“Riceviamo notizie scioccanti di violenze sessuali contro donne e ragazze, compreso lo stupro. In seguito a tale crudeltà e brutalità, le donne e le ragazze ricevono poco o nessun supporto medico e psicosociale. La violenza sessuale deve avere una tolleranza zero. Tutti i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”, sostiene Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr).
“Le nostre squadre nella regione descrivono le orribili sofferenze che le donne e le ragazze sfollate con la forza devono affrontare quando fuggono dal Sudan. Questa scioccante serie di violazioni dei diritti umani deve finire. L’aiuto per sostenere i sopravvissuti e le persone a rischio è urgente, ma finora i finanziamenti sono estremamente insufficienti”, denuncia Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
“L’uso della violenza sessuale nei conflitti come tattica di terrore è esecrabile e non deve mai essere accompagnato dall’impunità dei colpevoli. L’Unfpa è al fianco delle donne e delle ragazze del Sudan che chiedono giustizia, mentre guidiamo gli sforzi per prevenire la violenza di genere e fornire alle sopravvissute cure mediche e consulenza. Il nostro lavoro non è finito finché non avranno tutto il sostegno di cui hanno bisogno”, sottolinea Natalia Kanem, direttore esecutivo dell’Unfpa.
Sima Bahous, direttore esecutivo di Un Women, chiarisce: “La violenza sessuale è uno dei crimini internazionali più difficili da documentare e perseguire in tribunale. Lo stigma dilagante impedisce alle vittime di farsi avanti o di cercare il sostegno di cui hanno bisogno. Questo, a sua volta, limita l’accesso delle sopravvissute a servizi medici e legali cruciali, con il risultato di bisogni urgenti non risolti e di casi non denunciati e non documentati. Le accuse di violenza sessuale devono essere indagate in modo rigoroso, dando priorità ai diritti, ai bisogni e alla sicurezza delle persone colpite”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, conclude: “Le violenze in corso, compresi gli attacchi alla sanità, impediscono alle sopravvissute alla violenza di genere di accedere ai servizi sanitari essenziali nel momento in cui ne hanno più bisogno. Le donne e le ragazze devono essere protette dalla violenza sessuale e le sopravvissute devono avere libero accesso alle cure di cui hanno bisogno. Gli operatori sanitari e le strutture devono essere protetti”.