Nulla di architettato ad arte dal Cremlino ma una vera azione per attentare al potere di Vladimir Putin che ha certamente creato una crepa. Il mancato colpo di Stato ad opera di Evgenij Prigozhin, capo della milizia mercenaria Wagner, sedato in 24 ore, potrebbe avere un risvolto inaspettato. Al Sir, Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, spiega come il “golpe non golpe” possa essere un incentivo in più per il presidente Putin a volere la pace in Ucraina. Per rafforzare il bisogno del cessate il fuoco, inoltre, appare giungere al momento giusto la missione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, che in queste ore è a Mosca.
Direttore, è sorpreso dal tentato colpo di Stato?
Sì. Nessuno avrebbe pensato che il capo della Wagner avrebbe compiuto quest’azione. Evgenij Prigozhin è una creatura di Putin ed ha morso la mano a chi ha un grosso bastone.
Qual è il significato del tentato golpe?
Come in America Latina, un “golpe non golpe”, detto in gergo, “intentona”, serve a mandare un segnale. In Italia è avvenuto con il tentativo di golpe Borghese (nel 1970, ndr) o il piano Solo (nel 1964, ndr). Con il tentativo, si fa sentire che c’è una agitazione armata da cui la controparte deve trarre le conseguenze politiche.
Il Cremlino però non ha arginato l’avanzata che è giunta a 200 km da Mosca.
Sì, ma occorre considerare quanti fossero dietro Prigozhin, non certo i 25mila che lui dichiarava. Forse erano 2mila uomini con lui. È vero, glielo hanno lasciato fare, e sui social ci sono ipotesi non confermate riguardo alla responsabilità di un gruppo di ufficiali anti-Putin, ma non sappiamo se sia disinformazione; lo scopriremo se ci saranno degli arresti, sempre se verranno resi noti. Putin non vuole creare una frattura. Sparare sui ribelli della Wagner avrebbe significato renderli eroiche vittime.
Ufficialmente non è noto dove sia Prigozhin oggi.
Se fosse morto si sarebbe saputo subito. Ha ricevuto delle assicurazioni giudiziarie, per cui Putin sta adottando la clemenza di Cesare, ma per le assicurazioni extra giudiziarie, come una vendetta per mano di altri, vicini al presidente russo, non possiamo sapere.
Il capo della Wagner faceva sul serio?
Sì, voleva premere per far saltare il ministro della Difesa e il capo di Stato maggiore della Difesa. Putin non poteva permettere una cosa del genere. Oggi, se i mercenari firmano i contratti con la Difesa da nessuna parte verranno impiegati in unità organiche, ma verranno dispersi nell’esercito russo. È ciò che si fa con le milizie di solito, anche quando i garibaldini hanno conquistato il Regno delle due Sicilie, i piemontesi non li hanno incorporati nel Regio esercito. Pietro il Grande, stimato da Putin, aveva una sorta di guardia pretoriana, gli streltzy, che osarono ribellarsi e per questo li massacrò quasi tutti: perciò anche gli esempi storici ai quali guarda il presidente russo non sono per la clemenza.
È possibile che il tentativo di golpe sia stato architettato dallo stesso Putin per manifestare il suo potere?
No. Mi pare altamente improbabile. È molto simile al golpe di Erdogan (nel 2016, ndr), il quale sospettava che ci sarebbe stato. Anche Putin sapeva e, se lo ha lasciato fare, è stato per eliminare il capo della Wagner. Il decreto del ministero della Difesa con il quale si dice che i soldati di Prigozhin devono firmare un contratto con il ministero non è stato promulgato all’insaputa di Putin ma è stato l’atto che ha scatenato la reazione. Chi dice che Putin si sia indebolito sta gonfiando una mezza verità perché per Putin questa è una crepa nel sistema di potere; lui sa che è un segnale preoccupante perché significa che la guerra non può durare troppo a lungo. È una piccola crepa ma, se passa il tempo e non viene gestita in maniera esemplare, allora le cose potrebbero complicarsi. Alcuni hanno usato lo scenario della marcia su Roma del 1922, altri, lo scenario del tentativo del generale Kornilov nel 1917, ma in pochi hanno pensato allo scenario del 1905, quando ci fu una rivolta dei marinai a Kronstadt dopo la sconfitta di Tsushima. Quella rivolta fu repressa, ma come noto, dodici anni dopo, ci fu la Rivoluzione d’ottobre. Questo è probabilmente lo scenario a cui guarda Putin ma che non dice. È una crepa che prosegue il suo cammino, è per questo che non ha sparato contro i ribelli. Per curare la crepa, probabilmente ci vuole la pace.
Il cardinal Zuppi sta andando a Mosca, è provvidenziale il suo viaggio in un momento come questo?
Capita nel momento giusto. Il periodo può essere sfruttato per uscire dal conflitto. Lo scontro di potere ha evidenziato il malumore di alcuni strati sociali in Russia che vogliono la guerra a oltranza. Il cardinale non parlerà mai di questi temi, è molto accorto, ma il suo messaggio indirizzato alla pace arriverà comunque.