“Pur con elementi di crisi alcuni luoghi ecclesiali rimangono un riferimento per molti: oratori, patronati, centri ricreativi, ambienti parrocchiali… C’è una percentuale alta di persone che conserva ricordi positivi delle esperienze della socializzazione religiosa. Possiamo accettare che questi luoghi – soprattutto per i giovani – diventino irrilevanti perché non abbiamo il coraggio di investire in nuove strade?”. È uno degli interrogativi posti dal Gruppo giovani di Caino, coordinato da Vittorio De Giacomi, intervenendo alla 72ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale sul tema “‘Andò in fretta verso la montagna’ – Esisterà ancora nei piccoli paesi la comunità cristiana che segue e annuncia Cristo?” in corso da ieri a Lucca per iniziativa del Centro di orientamento pastorale (Cop).
I giovani hanno raccontato la loro esperienza, vissuta nel contesto della parrocchia di Caino, paese di circa 2.000 abitanti a nord di Brescia. Dal Sinodo parrocchiale dei giovani è uscito un testo adottato come Progetto educativo per l’oratorio che si fonda su tre orizzonti: “Un oratorio che… ascolta, accoglie e incontra”; “Un oratorio che… annuncia”; “Un oratorio che… testimonia”. La crisi educativa che vediamo – hanno affermato – è legata al fatto che “l’educazione non può essere considerata una decorazione, un ornamento fatto di belle maniere: ci sono ragazzi che non sanno vivere, che non hanno il sapore del vivere, che viaggiano senza una meta. Educare oggi è insegnare a vivere la vita con passione … è dentro questo tema che il progettare un’estate al massimo degli sforzi di una comunità diventa l’occasione per accompagnare i giovani dentro l’orizzonte di una passione per la vita, per i sogni, per il domani”.
Nel corso dell’intervento, sono stati posti altri interrogativi: “Come custodire e alimentare la ‘fede elementare’? Come andare verso una forma di Chiesa che offra esperienze generative di fede per i giovani ed immerge in un noi ecclesiale? Come ripensare il legame con il territorio?”. “Davanti al grande cambiamento culturale – hanno osservato – non possiamo farci prendere da uno spirito pessimistico ma siamo chiamati a riscoprire la semplice e straordinaria abilità di Gesù nell’avvicinare e saper arrivare al cuore delle persone”. Secondo il Gruppo giovani di Caino, “una comunità, se intende inserirsi nel processo di annuncio del Vangelo nella cultura odierna, dovrà maturare alcuni caratteri essenziali. Anzitutto dovrà tener presente che non potrà non considerare come la diminuzione del clero sia una situazione in evoluzione che sta portando a una revisione dei soggetti pastorali”. “Altro carattere da maturare – hanno proseguito – è la consapevolezza dei fedeli laici come soggetti attivi dell’agire pastorale”. “Rispondere alle sfide di oggi come comunità ecclesiale richiede l’uscire da una forma ‘prete centrica’ e addentrarsi in una forma di Chiesa in cui il Popolo di Dio è la comunità che evangelizza”, ha sottolineato, convinti che “non si tratta semplicemente di accorpare parrocchie e di ripensare alcuni incarichi tradizionalmente affidati ai sacerdoti: si tratta di iniziare un cammino di ripensamento della forma che la Chiesa ha assunto nel corso della storia”. “L’urgenza pastorale – hanno precisato – è cambiare il punto di partenza: non una necessità organizzativa, ma un’azione pastorale di uomini e di donne che esercitano in comunione i propri specifici carismi (ministri ordinati, ministri istituiti laici, religiosi, ministri di fatto…). Alcuni strumenti, anche normativi, ci sono (ministero del catechista, l’accolitato, il lettorato…) e il momento è favorevole”. Proprio per questo vanno valorizzate le nuove ministerialità.