Una nuova “agenda strategica” per il futuro dell’Ue. È quanto sembra auspicare Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, nella lettera inviata oggi ai 27 capi di Stato e di governo dell’Unione europea, che si riuniranno il 29 e 30 giugno a Bruxelles per il summit. Nell’agenda ufficiale del vertice figurano, ad oggi, la guerra in Ucraina, sicurezza e difesa, la situazione economica, le migrazioni e la politica estera.
La storia, il Covid, la guerra… “Nel giugno 2019 il Consiglio europeo aveva definito l’Agenda strategica 2019-2024. Avevamo fissato – scrive Michel ai leader dei Paesi Ue – quattro priorità per l’Unione: proteggere i cittadini e le libertà; sviluppare una base economica forte e vivace; costruire un’Europa climaticamente neutra, verde, equa e sociale; promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale”. Aggiunge subito, forse con un po’ di compiaciuto ottimismo: “abbiamo fatto molta strada da allora”. Ma la storia, è questo il tema che soggiace alla missiva, ha subito da allora una curvatura inaspettata. A partire dal Covid e dalla crisi sanitaria, poi economica e occupazionale, sociale e relazionale da esso generata. Quindi è arrivata la guerra, la quale ha aggiunto una terribile crisi umanitaria, seguita dalla crisi energetica e inflazionistica. Senza trascurare l’altra grande sfida emersa – che tuttora interroga l’Europa – sul versante della risposta alla minaccia russa e alla sicurezza nel continente, e oltre.
I risultati acquisiti. Tornando alla lettera-proposta di Michel, leggiamo: “siamo stati il primo continente a definire il nostro obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e da allora molti ci hanno seguito. Stiamo quindi aprendo la strada all’ecologizzazione delle nostre economie”. L’Ue ha inoltre “raccolto la sfida del Covid, proteggendo i suoi cittadini e mettendo a disposizione del resto del mondo vaccini innovativi (pochi per la verità, ndr). Abbiamo adottato un ambizioso piano di ripresa che ha rafforzato la fiducia e consolidato le nostre economie rendendole più resilienti, accelerando al contempo le nostre transizioni verdi e digitali”. A Porto nel 2021, ricorda ancora Michel, “abbiamo ribadito le nostre ambizioni per un’Europa sociale. Infine, alla luce della brutale guerra della Russia contro l’Ucraina, abbiamo dimostrato la nostra unità e la nostra incrollabile determinazione. A Versailles, nel marzo 2022, abbiamo definito i pilastri della nostra sovranità europea”.
“Mattone dopo mattone…”. Il pensiero del presidente del Consiglio europeo sembra chiaro: ogni nuova crisi ha portato a “forgiare la nostra unità e costruire, mattone dopo mattone, un’Unione europea più padrona del proprio destino. La nostra voce è sempre più ascoltata sulla scena internazionale” (anche su questo aspetto la lettura di Michel potrebbe richiedere qualche seria verifica). Molti Paesi “vogliono aderire all’Ue” (il riferimento è ai Balcani, alla stessa Ucraina, alla Moldavia). “I nostri valori europei sono un faro per tutti coloro che amano la giustizia e la libertà”. Tuttavia, riconosce Michel, “le sfide che l’Unione europea deve affrontare, sia economiche che geopolitiche, sono notevoli. Man mano che il nostro mondo si evolve, sta diventando più instabile e complesso. Ci obbliga a migliorare la nostra ambizione strategica”. A questo punto sorge una domanda di fondo: “che tipo di potere geopolitico ed economico vogliamo diventare a lungo termine, con potenzialmente più di trenta Stati membri? Per difendere le nostre democrazie e i nostri valori, per garantire pace e prosperità durature a beneficio dei nostri cittadini, l’Unione europea deve essere dotata di orientamenti e priorità politiche generali”.
Quattro macro-aree. Per il presidente, occorre definire tali linee di fondo in quattro grandi aree: “consolidare la nostra base economica e sociale (transizioni verde e digitale, competitività, innovazione, salute); affrontare la sfida energetica; rafforzare le nostre capacità di sicurezza e difesa; e approfondire il nostro impegno con il resto del mondo. Dobbiamo inoltre rafforzare il nostro approccio globale in materia di migrazione”. Segue un accenno alle elezioni europee del 2024, che pone in evidenza una preoccupazione diffusa rispetto agli esiti possibili del voto: “le elezioni europee saranno un’opportunità per i cittadini europei di svolgere appieno il loro ruolo in questi dibattiti cruciali per il nostro futuro comune”. Ma il timore è che dalle urne esca un Parlamento europeo – e dunque una sensibilità politica diffusa e prevalente – che vira verso il nazionalismo e la progressiva chiusura dell’Ue: la temuta “fortezza Europa”.
Valori e allargamento. Infatti Charles Michel chiede ai capi di Stato e di governo di rivedere obiettivi e strategia politica comunitaria tenendo presenti due questioni principali. In primo luogo i valori fondamentali: “questi valori sono sotto attacco, spesso in modi innovativi. In un mondo in profonda trasformazione tecnologica, in cui l’intelligenza artificiale svolgerà un ruolo importante con conseguenze che non possiamo comprendere appieno, dobbiamo assicurarci di rimanere in grado di proteggere e promuovere questi valori, sia all’interno che all’esterno della nostra Unione”. Secondo elemento: il nuovo contesto geopolitico “ha riportato l’allargamento dell’Ue al centro dei nostri dibattiti. Dobbiamo considerare il processo di allargamento e la nostra capacità di assorbimento. Nella nostra riunione del giugno 2022, abbiamo ribadito la necessità di tenere conto della capacità dell’Ue di assorbire nuovi membri, come stabilito a Copenaghen nel 1993, al momento di decidere su ogni futuro allargamento. Ciò ci impone di riflettere sulle implicazioni dell’allargamento per le varie politiche dell’Unione e il loro finanziamento, nonché sui nostri metodi decisionali”.
Orientamenti strategici da rivedere. Da qui la proposta: “in termini di metodo, è essenziale definire i nostri orientamenti strategici per l’Unione in modo collettivo e inclusivo”. Michel propone di dedicare una parte del prossimo summit alla discussione su questi temi. “Avremo l’opportunità di ampliare le nostre discussioni a Granada durante la Presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue, con l’obiettivo di finalizzare il nostro lavoro durante la Presidenza belga. Approfitteremo dei vari Consigli europei per approfondire diversi argomenti”. Dunque un orizzonte di un anno di discussioni tra i leader. “Preparare la nostra nuova agenda strategica richiederà un grande sforzo”, conclude Michel. Occorrerà ora verificare cosa ne pensano i 27 leader convocati per l’imminente vertice.