All’indomani della Giornata mondiale del Rifugiato, Save the Children organizza un convegno per tenere alta l’attenzione sul tema della migrazione e in particolare su quello dei minori arrivati in Italia via mare da soli e che sono oltre 6000 nel solo primo semestre del 2023: il doppio rispetto all’anno precedente. Se allarghiamo lo sguardo, dice l’associazione che da oltre un secolo si occupa di protezione dell’infanzia, sono oltre 20.600 quelli presenti in Italia ad aprile, di cui 4 mila minori di 14 anni. Un dato quello dell’età in continuo abbassamento. Se una volta arrivavano in Italia per lo più 16-17enni, da qualche anno l’età media si è abbassata fino ai 12-13 anni, e al contempo se prima le bambine in arrivo erano circa il 5% del totale dei minori, oggi rappresentano il 15%. Dati importanti che chiedono trasformazioni nel come questi minori – e talvolta veri e propri bambini – vengono accolti e accompagnati.
Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children ci spiega che “la componente minorile è una componente stabile della migrazione, possono cambiare le rotte e i paesi di partenza e di arrivo, ma ci sono sempre minori nei flussi migratori, ma arrivano con una richiesta e un diritto che è quello della protezione”. “Dal 2013 al 2022 ne sono arrivati centomila e oggi nel sistema di accoglienza ne abbiamo più di ventimila” puntualizza “Vede noi siamo un paese che ha una delle leggi più evolute nella protezione dei minori, la legge 47 del 2017, la cosiddetta ‘Legge Zampa’, che parte da un contesto giuridico importantissimo che fa prevalere lo status di ‘minore’ su quello di ‘migrante’. Una legge che permette ai ragazzi che arrivano nel nostro paese di avere il diritto ad essere accolti e a non essere respinti e hanno tutti i diritti di un bambino italiano sia dal punto di vista sanitario che dell’educazione”. Una legge di cui essere fieri chiosa Fatarella che però ha visto una applicazione parziale nei sei anni dall’entrata in vigore, in primis per ragioni di organizzazione dei centri di prima accoglienza, per cui si vive ancora la questione in maniera emergenziale. Per quanto riguarda invece la rete SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) i posti a disposizione sono solo 4 mila “bisognerebbe arrivare almeno a 10 mila nel più breve tempo possibile” dice ancora la Direttrice di Save the Children. Oggi in Europa si torna a discutere di migrazione, si guarda all’efficienza del sistema, ma non è sufficiente “va vista l’umanità” delle leggi. Anche per questo la richiesta al Governo è che in sede di trattativa possa porre l’accento su un approccio diverso in particolare sul diritto di ricongiungimento dei minori con i genitori o i fratelli o altri membri della famiglia se presenti in un altro stato europeo, far sì che questo meccanismo sia più veloce “Se questo diventa possibile e più efficace si va a combattere i movimenti migratori di secondo livello, cioè quando i minori proseguono autonomamente il loro progetto migratorio col rischio di finire in mano a trafficanti e criminalità” conclude Daniela Fatarella.
Diversi sono stati gli interventi che hanno raccontato le necessità operative, fondamentale il punto di vista dei sindaci, rappresentate da Matteo Biffoni, Sindaco di Prato e Delegato ANCI Immigrazione e Politiche per l’Integrazione, che sono il primo motore dell’accoglienza sul territorio, e che lamentano la scarsità di risorse. Importante è anche cambiare il modo di raccontare la migrazione, integrando il punto di vista di chi arriva spesso con grandi difficoltà. È il caso di Syed Hasnain, afgano, e oggi Presidente di UNIRE (Unione Nazionale Italiana per Rifugiati ed Esuli) che si spende perché il punto di vista di chi fugge da un paese in guerra venga preso in considerazione, anche mentre si scrivono le leggi. Non è mancata la voce della Chiesa che con la Fondazione Migrantes è presente e da anni si spende assieme alle associazioni del settore per la cura delle persone migranti, monsignor Pierpaolo Felicolo, Direttore della fondazione, ci dice “Per noi è molto importante preparare i tutori, previsti dalla Legge Zampa, o per le situazioni di più lungo periodo aiutare gli affidi familiari”.