Card. Zuppi: “Se non si sceglie la pace, vince la guerra”

Nella prefazione al volume “Combattere la guerra” (Ed. In dialogo), il presidente della Cei esorta a un impegno spirituale e relazionale per costruire la pace che, afferma, nasce dai cuori. Un testo a più mani, con un appello dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

“Il male non dorme, anzi approfitta proprio del sonno per seminare la zizzania. Il male continuamente tesse la sua trama di morte, approfittando di gocce, che poi diventano anche quelle un oceano, ma di morte! Se è vero in positivo, cioè che un piccolo gesto di amore non è mai inutile, è anche vero al contrario che mai il male è innocuo. Ce ne accorgiamo quando l’oceano invade la vita di violenza e di guerra”. Inizia con queste parole una lunga riflessione del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, affidata al nuovo volume dell’Editrice In dialogo di Milano dal titolo “Combattere la guerra”.

Nessuna giustificazione. Il card. Zuppi, nella prefazione al libro – che contiene contributi di diverse “firme” italiane e l’appello per la pace di mons. Mario Delpini, che di recente ha raccolto 50mila adesioni – pone uno sguardo a vasto raggio sul tema guerra e pace, con riferimenti al magistero di Papa Francesco e alle cronache attuali, che vedono innumerevoli conflitti insanguinare il pianeta. “Dopo secoli di Vangelo che predica l’amore per i nemici e impone di rimettere la spada nel fodero ammonendo che ‘chi di spada ferisce di spada perisce’ – ammonizione sempre valida per tutti e in tutti i tempi – possiamo ancora accettare che i cristiani siano beffati così tanto da non fare nulla per risolvere i conflitti senza il ricorso alle armi?”, si domanda il presidente Cei. “Perché gli uomini si uccidono tra loro (le guerre sono sempre fratricide)? Nei cristiani non c’è nessuna giustificazione, perché sono costretti a riconoscere nell’altro il proprio prossimo, senza etnia, nazione, ideologia, sesso che distingua”.

Testimonianza personale. “Ecco perché è importante non smettere mai di ragionare sulla pace, non darla mai per conquistata (la pace non è mai per sempre perché il suo nemico la combatte sempre) e costruirla con la testimonianza personale che deve diventare intelligenza dell’amore”, è il richiamo di Zuppi. Il quale ammonisce:

“la pace inizia nel cuore, colmando l’abisso con l’amore”,

“non accettando che sia riempito di ignoranza, di inimicizia, di quei tanti ami di divisione che continuano ad essere gettati nel cuore delle persone e che possono crescere, se non scegliamo l’amore. È vero che, per ottenere la pace, non basta fare qualcosa (spesso possiamo fare molto poco) ma sono indispensabili la conversione dei cuori e l’aiuto del Signore”.

Pagine a più voci. Il volume contiene testi di Marta Aspesi, Francesca Benigno, mons. Luca Bressan, Sandro Calvani, Aurelio Gazzera, padre Antonio Spadaro, Marco Tarquinio. Secondo il cardinale, “le pagine a più voci di questo volume sono così stimolanti, ricche di immediatezza ma anche di profonda e sofferta riflessione. Ci aiutano a scegliere la pace. Se non si sceglie la pace, vince la guerra”. E puntualizza: “oggi dobbiamo gridarlo con assoluta convinzione: dobbiamo lasciarci ferire dalla sofferenza perché solo così possiamo vedere la gioia della pace, del primo giorno dopo il sabato. Lacrime asciugate, fratelli che diventano custodi del loro fratello. Ecco, solo così capiamo ‘la politica e la diplomazia dell’amore’, quella di cui c’è un grave, drammatico, urgente bisogno”.

“Riabilitazione dell’umanità”. Nel libro si riporta un testo di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, intitolato “Essere artigiani di pace”. “Resto convinto che questo azzardo di credere alla pace, nonostante tutti dicano che il vocabolario ordinario sia aggressivo e depressivo, questo essere artigiani di pace, essere gente che crede in Dio e perciò prega, essere gente che crede nell’uomo e perciò serve”, è

“l’impegno che noi dobbiamo assumerci”.

Delpini prosegue: “la guerra non si risolve con un’improvvisa illuminazione, ma con questa dedizione di operatori di pace che dal basso, dall’alto e da ogni dove convergono per invocare il Dio della pace e per farsi carico di questa riabilitazione dell’umanità, convinti che sia possibile vivere in pace ed essere felici”.

 

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