“Tutti cercano di lasciare Khartoum, perché praticamente nessuno ha la certezza di rimanere lì e di essere al sicuro. E così le persone scappano. Anch’io sono dovuto partire, ho attraversato il confine in auto. Vi è un enorme bisogno di aiuto sia in Sudan che nei Paesi limitrofi per accogliere le persone in fuga dal conflitto”. Queste le parole del vescovo ausiliare di Khartoum, mons. Daniel Marco Kur Adwok, riferite a Caritas international. Il vescovo ha lanciato un appello per il sostegno umanitario alle persone colpite dal conflitto in Sudan, che si è intensificato il 15 aprile a causa di intensi combattimenti tra le forze militari e i combattenti delle milizie armate. “Credo che la maggior parte delle persone si stia dirigendo verso il Sud Sudan, perché è più vicino e meno costoso – dice mons. Adwok –. Quindi ora stanno affollando il confine. Ma alcuni si sono spinti fino al Ciad, altri verso il Centrafrica, un altro gruppo si sta dirigendo a nord verso il confine con l’Egitto. E poi credo che ve ne siano altri diretti in Eritrea. Ma secondo alcuni, anche i rifugiati eritrei che si trovavano in Sudan si stanno spostando verso sud. Quindi forse potrebbero andare in Paesi come l’Uganda, il Kenya, la Tanzania e così via”. Nei Paesi vicini, le Caritas si sono attivate per sostenere le persone in fuga dal Sudan, attraverso la distribuzione di cibo, il supporto psicosociale e i servizi di trasporto coordinati e organizzati dalle agenzie umanitarie. Secondo quanto riferito, molti di coloro che stanno fuggendo verso il Sud Sudan sono rimpatriati che originariamente erano fuggiti in cerca di pace dai conflitti in corso e dai disordini politici nella loro patria. Monsignor Adwok chiede sostegno per le popolazioni in fuga da Khartoum e da altre parti del Paese. La crisi crescente sta portando a sfollamenti di massa come risultato di una guerra intensiva e del fallimento dei tentativi di cessate il fuoco richiesti dagli attori internazionali. Inoltre, la fornitura di assistenza è stata notevolmente ostacolata e le agenzie umanitarie hanno difficoltà a raggiungere coloro che hanno più bisogno di assistenza alimentare, medica o logistica. “Come Caritas Sudan non abbiamo la capacità. Infatti, prima di questa crisi, stavamo appena iniziando a rilanciare la Caritas locale, perché era stata chiusa per 10 anni. Abbiamo bisogno di sostegno e di competenze per aiutare le persone in difficoltà”, conclude mons. Adwok.
Secondo l’Unhcr, la situazione umanitaria in Sudan è disastrosa a causa della carenza di cibo, acqua e carburante, oltre all’aumento del costo dei beni essenziali. Inoltre, con l’imminente stagione delle piogge, cresce la preoccupazione per la mobilità delle persone in fuga dal Paese. Prima del conflitto, nel 2023 circa 16 milioni di persone avevano già bisogno di assistenza umanitaria. Inoltre, i Paesi vicini – che già ospitano grandi popolazioni di rifugiati e sfollati interni – non sono in grado di sostenere adeguatamente i nuovi arrivi dal Sudan.