“Qualche volta, considerare che siamo nella stessa barca non è scontato. Ce lo dimentichiamo, per cui molte volte funziona il contrario, si dice: ‘quelli hanno certi problemi e non si condivide il fatto che la fragilità sia anche propria. Se non rendi forte te stesso, sarai sempre più debole. Non è scontato, per niente”. Lo ha detto ieri il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, durante la seconda giornata del convegno nazionale “Noi, non loro”, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, nella sede della Fondazione Santa Lucia di Roma. A proposito della legge delega sulla disabilità che si concentra sulla necessità di costruire un progetto di vita per ciascuna persona con disabilità, ha aggiunto: “Il progetto di vita non è elemosina, né un progetto altalenante sulla base delle risorse. Nemmeno però deve essere una camicia di forza. Deve essere un progetto che ha la capacità dell’adattamento, che dia la sicurezza e l’impegno che la debolezza è aiutata non a spot o in base a qualche giro di ruota. È un progetto individuale, mirato a capire cosa serve a ciascuno, che aiuta anche il noi”. Il porporato ha concluso con un auspicio: “Che il progetto di vita sia individuale ma non solitario, perché l’individuo sia dentro la comunità. È un noi che in realtà vuol dire tutti”.