Dai ballottaggi delle elezioni comunali emerge un risultato numericamente inequivocabile: in 6 su 7 città capoluogo hanno vinto candidati di centro destra, compreso l’unico capoluogo di Regione di questa tornata, vale a dire Ancona. Il centro sinistra si è affermato solo a Vicenza. Nel primo turno in Sicilia, dove si è votato domenica scorsa, già eletti i sindaci di Catania e Ragusa (centro-destra) e di Trapani (centro-sinistra), mentre a Siracusa si andrà al ballottaggio.
Ad Ancona Daniele Silvetti ha ottenuto il 51,7%. A Brindisi Giuseppe Marchionna si è affermato con il 54% e a Massa Francesco Persiani con il 54,4%. A Pisa Michele Conti è stato rieletto con il 52,3%, a Siena il nuovo sindaco è Nicoletta Fabio con il 52,2%. A Terni Stefano Bandecchi ha vinto riportando il 54,6% dei voti. A Vicenza, come si accennava, l’unico successo del centro-sinistra con Giacomo Possamai (50,5%).
Venendo al primo turno in Sicilia, Enrico Trantino è stato eletto sindaco di Catania (la più grande delle città coinvolte nelle amministrative di questa primavera) con ampio margine: 68,5% a scrutinio non ancora completato. A Ragusa Giuseppe Cassì è stato confermato con il 62,9%. Conferma anche a Trapani: Giacomo Tranchida ha ottenuto il 42,5% e per la legge elettorale siciliana il quorum richiesto è il 40%, non la maggioranza assoluta. A Siracusa tra due settimane si svolgerà il ballottaggio tra il candidato del centro-destra Ferdinando Messina (32,3%) e il sindaco uscente Francesco Italia (23,8%), sostenuto da quattro liste civiche.
Liste civiche che ancora una volta dimostrano a livello comunale una notevole capacità di aggregare consensi. Spicca per esempio il risultato di Terni. Bandecchi (personaggio molto popolare nella città umbra, tra l’altro è il presidente della Ternana calcio) ha battuto il candidato “ufficiale” del centro-destra, schieramento che pure esprimeva il sindaco uscente. Sull’altro versante, a Vicenza, anche il centro-sinistra di Possamai è privo di simboli di partito e il neo-sindaco ha voluto che nella città berica non si tenessero comizi di leader nazionali.
Un altro elemento di analisi “di sistema” è il ribaltamento della tendenza che vedeva il centro-sinistra prevalere sistematicamente nei ballottaggi, al punto che in Parlamento il centro-destra sta cercando di modificare la legge elettorale dei Comuni che pure in trent’anni ha dato ottime prove. Questo dimostra che oltre e talvolta più dei sistemi elettorali sono i comportamenti dei partiti a fare la differenza. Evidentemente, al di là degli inevitabili riflessi delle tendenze nazionali (ed europee), il centro-destra ha saputo stabilizzare il quadro delle alleanze e ha affinato la capacità di scelta delle candidature, come già alcuni politologi hanno sottolineato.
Resta il macigno dell’astensionismo. Ai ballottaggi ha partecipato meno della metà degli aventi diritto (il 49,64%), nove punti in meno del primo turno. L’ulteriore calo tra le due tornate non è una tendenza nuova ma andrebbe meglio approfondita. Se il problema della partecipazione fosse legato soprattutto alla percezione dell’efficacia del proprio voto, i ballottaggi dovrebbero registrare un’affluenza massiccia. In realtà i problemi sono molto più complessi e riguardano in misura decisiva la qualità dell’offerta politica.