Dopo la vittoria alle elezioni parlamentari, dove ha conquistato 322 seggi su 600, Recep Tayyip Erdogan, con il 52% dei voti, si porta a casa la vittoria anche nel ballottaggio delle Presidenziali cui lo aveva costretto il capo dell’opposizione, il laico di centro-sinistra Kamal Kilicdaroglu, che prende il 48% dei suffragi. Dunque il presidente turco si riconferma per il terzo mandato alla guida della Turchia.
“Un Paese spaccato in due da moltissimi anni – spiega al Sir l’ex ambasciatore italiano in Turchia, Carlo Marsili – ma il 52% è la percentuale con cui Erdogan è abituato a vincere le elezioni. Si sono contrapposte due Turchie, una vince sempre e l’altra perde sempre da circa 25 anni. Ne deriva l’immagine di una democrazia bloccata, che, non avendo il ricambio, potrebbe dare la sensazione di un regime anche se il tutto è avvenuto attraverso un voto democratico e con una altissima partecipazione dell’elettorato, una percentuale che oscilla tra l’86 e l’88%. È stata una campagna elettorale molto dura che ha fatto registrare un cambio di modalità da parte del leader dell’opposizione Kilicdaroglu che ha cercato di recuperare parte del voto nazionalista che gli serviva per vincere perdendo però qualche voto curdo. Il copione, comunque, era abbastanza scritto”. “Erdogan – aggiunge Marsili, che è anche Senior Advisor di Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) – ha fatto appello a quello che in parte gli viene riconosciuto anche dall’Opposizione turca, penso, per esempio, ai successi in politica estera ottenuti perseguendo in modo tenace gli interessi nazionali in Libia, nei Paesi arabi, in Asia e in Africa continente nel quale il presidente turco è particolarmente apprezzato”. Più complicati i rapporti con l’Europa che trovano un ostacolo nella questione di Cipro: “L’Unione europea riconosce Cipro, e il governo greco-cipriota, come uno dei suoi Paesi membri, ma esiste anche una comunità turco-cipriota (un terzo dell’isola sia come superficie, sia come popolazione, ndr) che viene tranquillamente ignorata. La questione di Cipro è l’elemento fondamentale di disaccordo che sta alla base dei problemi tra Ue e Turchia. La posizione di Erdogan in merito è quella di tutti i turchi, compresa l’opposizione”. Tra i successi in politica estera “Erdogan rivendica anche la zona smilitarizzata creata lungo il confine turco siriano” e controllata dalla Turchia. Plausibile, poi, per l’ex ambasciatore, che “Erdogan possa cercare di allacciare il dialogo non facile” con il presidente siriano Bashar al-Assad e tentare di rimandare in Siria il maggior numero di rifugiati siriani possibile. Una posizione più morbida di quella espressa in campagna elettorale da Kilicdaroglu causata anche dal fatto che Erdogan ha concesso la cittadinanza turca a diverse centinaia di migliaia di siriani facendo in modo che questi votassero per lui”.
Restando sempre nell’ambito di politica estera Marsili ricorda che Erdogan è visto “nell’immaginario collettivo turco come colui che, in ambito Nato, ha tenuto testa anche agli Usa che non sono amati nemmeno dagli elettori dell’opposizione”. Chiaro il riferimento al veto sull’ingresso della Svezia nella Nato che, afferma il diplomatico, “probabilmente verrà tolto in cambio di qualche riconoscimento. Sul piano di politica interna credo che cercherà di creare una società crescentemente conservatrice ma qui le cose saranno più difficili”.