“La Chiesa è il discepolato di Gesù. Il magistero deve prima di tutto ascoltare: la Parola e il popolo di Dio”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, vescovo di Carpi e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, intervenendo all’Assemblea nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale in corso a Roma. “La sinodalità non cancella la collegialità e il primato del Papa, ma li mette nel giusto contesto. Ovvero camminare insieme perché – ha osservato il vescovo – Gesù fa strada con i discepoli, fa scuola attraverso gli incontri”. Mons. Castellucci ha ripercorso i dieci anni del pontificato di Francesco alla luce della sinodalità, evidenziando l’intuizione della “consultazione universale come stile, non più come evento eccezionale”: “Nel 2015, a Firenze, il Papa ha parlato di stile e metodo sinodale. Vuole che sia una prassi ordinaria, non una eccezione”. Per il vescovo, “il discepolato è la cifra comune di tutti i battezzati. Il Maestro è unico, gli altri sono discepoli. C’è una forma di Chiesa che l’esperienza sinodale deve ricreare”. La nomina di laici con diritto di voto, ha proseguito Castellucci citando la decisione del Papa, segna l’inizio di un percorso che va “nella direzione di una integrazione di ciò che è il popolo di Dio in relazione al senso di fede”. Infine, le questioni emerse da questi primi due anni di lavoro sinodale: “Ci sono delle condizioni di possibilità. Pensavamo ci sarebbero stati soltanto problemi di contenuti, invece abbiamo preso consapevolezza che c’è una questione di stile. Si deve adottare uno stile nuovo di essere Chiesa per la missione. Se non cambiamo i meccanismi interni alla Chiesa, ci troveremo sempre ad arrancare”.