“Una società giusta ed equa implica che sia l’impegno, e non le posizioni iniziali o il contesto famigliare, a determinare lo status socioeconomico dell’individuo”. Lo ha affermato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp, commentando i dati del Rapporto Plus 2022 presentato oggi a Benevento.
“Il sistema educativo – ha proseguito – dovrebbe garantire a tutti i ragazzi e le ragazze l’opportunità di partecipare a processi di apprendimento efficaci, in grado di sviluppare le loro potenzialità e il loro talento separando così le loro prospettive da quelle della famiglia d’origine”. “E ciò può avvenire – ha spiegato – sviluppando non soltanto i percorsi universitari ma anche gli altri percorsi di formazione professionale fino al livello terziario e garantendo processi continui di aggiornamento delle competenze per soddisfare i bisogni emergenti dalle trasformazioni strutturali in atto”.
Nonostante l’incremento della quota dei laureati, passata in Italia dal 14% dei 50-64enni al 28% dei 30-39enni, coorti giovani sempre meno numerose, determinano una sostanziale costanza del numero assoluto dei laureati che concorrono a formare l’offerta di lavoro qualificata. “Pertanto – osserva l’Inapp –, sostenere le politiche e i servizi che consentono il raggiungimento di livelli ‘europei’ di istruzione terziaria sono essenziali per poter avere una componente di forza lavoro strategica nel futuro, in grado di farci competere con gli altri Paesi”. “Oggi – prosegue la nota – il titolo di studio non è più percepito dalle famiglie meno istruite come una chiave per l’affermazione lavorativa e ciò può indurre i genitori a non investire nell’istruzione del proprio figlio, anche perché effettivamente in Italia i rendimenti dell’istruzione sono più bassi di quelli registrati in altri Paesi Ocse”.