La spirale della violenza continua ad avvolgere la Colombia, suscitando l’indignazione della Conferenza episcopale colombiana (Cec). Alla luce, infatti, dei recenti avvenimenti in diverse regioni del Paese riguardanti il conflitto armato e, in particolare, l’assassinio di quattro minori indigeni, che cercavano di sfuggire a un reclutamento forzato, nel dipartimento meridionale di Putumayo, presumibilmente da parte del gruppo illegale noto come Emc-Farc (uno dei gruppi della cosiddetta “dissidenza” delle Farc, la guerriglia che nel 2016 ha ufficialmente lasciato la lotta armata per firmare il noto accordo di pace con lo Stato colombiano), la Cec, attraverso un comunicato della propria Presidenza, condanna categoricamente queste azioni, definendole “inaccettabili”, e ricorda che lo Stato colombiano ha l’obbligo di “garantire la protezione dei bambini e degli adolescenti, saldando il debito storico che ha con loro”. Allo stesso tempo, esprime la propria solidarietà alle famiglie e ai membri delle comunità a cui appartenevano questi minori, membri del popolo indigeno Murui. Nel messaggio, i vescovi chiedono, ancora una volta, “il rispetto per tutta la vita umana” e ricordano che la morte non può continuare a essere uno strumento “per raggiungere interessi particolari e meschini”. Definiscono, inoltre, “scandalosa e crudele” la pratica di reclutare e utilizzare minori per la guerra; affermano che questo problema indica “l’alto livello di degrado del conflitto armato nel Paese”.
Nel comunicato i vescovi ricordano anche che “la ricerca della pace basata sul rispetto della vita, della dignità umana e del dialogo è la via per superare le molteplici forme di violenza presenti nel Paese”; invitano quindi il popolo colombiano a non desistere nel suo impegno per la trasformazione sociale attraverso la non violenza, così come a continuare a perseverare nella preghiera per questa importante causa, ringraziando al tempo stesso la comunità internazionale per la sua opzione decisiva a favore della costruzione della pace e della riconciliazione in Colombia.
Dopo l’omicidio dei quattro minori, il presidente della Repubblica, Gustavo Petro, ha sospeso il cessate il fuoco stabilito con i dissidenti delle Farc. L’atto criminale ha spinto, infatti, il presidente a tenere un consiglio di sicurezza in cui ha annunciato la sospensione del cessate il fuoco, mettendo in stand-by la sua proposta di pace totale nel Paese, un progetto che sta seriamente rischiando di collassare, sia per quanto riguarda la dissidenza Farc che le bande paramilitari, a partire dal Clan del Golfo. Anche i colloqui con la guerriglia dell’Eln procedono molto a rilento.
Dopo aver appreso la decisione del presidente, il gruppo armato ha dichiarato in un comunicato che “la rottura unilaterale scatenerà la guerra e moltiplicherà i morti, i feriti e i prigionieri, in contrasto con una politica di pace totale”.