“La vita ha bisogno, per crescere e generare vita, di casa e di lavoro”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, affrontando, nella sua introduzione ai lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani – in corso in Vaticano fifno al 25 maggio – il tema del “lavoro povero” e della precarietà. In particolare, il presidente ha rilanciato l’appello della Caritas, che domanda al governo, dopo il decreto lavoro, “politiche di contrasto alla povertà”, le quali “richiedono interventi volti a ridurre la precarietà e il fenomeno del cosiddetto lavoro povero. Il decreto lavoro invece prevede strategie di detassazione che, seppur lodevoli, non sono configurabili come una politica dei redditi o di contrasto alla povertà. Senza dimenticare che il decreto prefigura un aumento della durata e dell’applicabilità dei contratti a tempo determinato, nonché l’ampliamento dell’utilizzo dei voucher”. “Non c’è vita degna e non c’è famiglia senza casa”, ha denunciato inoltre Zuppi: “Il piano della costruzione di alloggi pubblici è rimasto abbandonato da anni. Non fu così nei primi decenni del Dopoguerra. Perché l’Italia, da anni, non si fa casa ospitale per le giovani coppie e per chi non ha casa? Può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare. C’è un bisogno di casa a costi accessibili”. “La protesta degli studenti è una spia significativa di un più vasto disagio silenzioso”, ha sottolineato il cardinale: “C’è un’Italia che soffre: i giovani, le famiglie, gli anziani, i senza casa, i precari, i poveri. La solitudine è una povertà in più. Quella delle periferie urbane, delle aree interne, parte importante – non come numero di abitanti – per l’ecologia umana e ambientale dell’Italia di domani”.