“La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, affrontando il tema della pace in Ucraina, a partire dall’impegno di Papa Francesco per questo “popolo martoriato”. “Gli siamo grati per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità”, ha affermato Zuppi introducendo i lavori dell’Assemblea della Cei, in corso in Vaticano fino al 25 maggio: “La sua voce si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace”. “Dove sono gli sforzi creativi di pace?”. È questa, per il presidente della Cei, la domanda da porsi, come ha fatto il Papa nel recente viaggio in Ungheria: “Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto”. No, allora, al “deterioramento delle relazioni internazionali”, che comportano il “triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”, ha affermato il cardinale citando ancora il viaggio di Francesco in terra magiara. E ancora, sempre con le parole del Papa: “sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi… A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti”.