“Proprio perché siamo in una situazione in cui non ci sono prospettive negoziali reali a medio termine, avere questi piccoli segnali che tengono viva la speranza di una prospettiva futura, mi sembra importante. E assicuro che questi processi sono guardati con grande, grandissima attenzione da parte dei canali diplomatici ufficiali”. Interpellato dal Sir, è l’ambasciatore Pasquale Ferrara, direttore Generale degli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, a commentare le iniziative che le Chiese cristiane stanno compiendo per una “diplomazia della pace” tra Russia e Ucraina, a partire dalla visita prima a Kiev e poi a Mosca di una delegazione del Consiglio mondiale delle Chiese che ieri ha incontrato il Patriarca Kirill. “Innanzitutto bisogna sottolineare – chiarisce subito il diplomatico italiano – che la diplomazia degli Stati deve fare il suo lavoro e non può affidare ad altre istanze quella che è la responsabilità nel cercare di risolvere il conflitto per le vie diplomatiche. Ciò detto, queste iniziative mi sembrano molto importanti per due ragioni. La prima – argomenta Ferrara – è che allontanano l’idea che questo conflitto sia causato da vicende di natura religiosa. Certamente le chiese nei due paesi hanno ruoli importanti ma le cause sono di natura politica, geopolitica, strategico-militare. In secondo luogo è fondamentale tenere a mente il fatto che in questo momento i canali di comunicazioni tra le due parti belligeranti sono scarsissime e aprire queste strade di dialogo e confronto è importante. Tutte le guerre finiscono prima o poi, noi tutti speriamo il prima possibile, e ad un certo punto sarà necessario riaprire un canale di confronto. Il fatto che ci sia una piccola porticina aperta attraverso il dialogo interreligioso e in questo caso tra le chiese cristiane, dà una grossa mano in questa prospettiva”. Riguardo ai dissidi profondissimi tra le diverse chiese ortodosse, Ferrara tiene a precisare: “Le insidie all’interno del mondo ortodosso non sono stati causati dall’attuale situazione di conflitto ma risalgono a molto indietro nel tempo e bisogna stare molto attenti a cercare di coinvolgere le chiese come causa di questo conflitto. È sbagliato storicamente e dal punto di vista dell’analisi politologica. Detto questo – prosegue l’esperto -, le Chiese possono fare una cosa fondamentale e lo stanno già facendo e cioè attivare i canali cosiddetti umanitari”. Ferrara elenca tutta una serie di iniziative possibili. “A livello di organizzazioni che fanno capo alle Chiese – dice -, si possono fare passi avanti per quanto riguarda per esempio lo scambio dei prigionieri, o per la quesitone dei bambini ucraini che si trovano attualmente in Russia. Pensiamo anche alle questioni importanti di pietà umana come la restituzione dei corpi dei soldati caduti. E una serie di altre vicende come ad esempio la riattivazione dei canali interni a difesa dei diritti umani, soprattutto dei diritti dei minori e delle donne, in situazioni di conflitto. Questo ruolo crea una infrastruttura relazionale su piano umanitario che può essere importante già adesso ma lo sarà ancora di più quando si tratterà di pensare a questa vicenda in modo più strutturale e organica”.