Dipendenze: Squillaci (Fict), “è fuorviante che il sistema attuale sia fondato su categorie e prestazione piuttosto che sulla centralità della persona”

(Foto: da canale YouTube Cei Pastorale della salute)

“La sensazione è che ci siamo convinti di aver superato alcune logiche e che tutto il nostro sistema, sia sociale sia sanitario, in tutti gli ambiti di cura, compresi quelli riguardanti le dipendenze, fossero centrati sulla persona. In realtà, non è così. L’attuale sistema è fondato su due elementi di fondo che sono esattamente l’opposto della centralità della persona e dell’io relazionale: le categorie e la prestazione”. Lo ha denunciato, stamattina, Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), durante la sessione “Dipendenze: la centralità dell’ascolto nella relazione di cura”, promosso dalla Fict e dalla Comunità terapeutica “Lorusso Cipparoli”, nell’ambito del XXIV Convegno nazionale di pastorale della salute, in corso a Bari fino al 18 maggio. Squillaci ha messo in guardia anche dall’uso “fuoriviante” dell’aggettivo “nuovo” accanto a sostantivi come “sostanze” e “dipendenze”. “Non sono mai molto d’accordo con la definizione ‘nuove dipendenze’ o peggio ‘nuove droghe’ che spesso mi trovo nei convegni e negli incontri. Sulla prima perché non condivido un approccio che sia fondato sulla sostanza: ogni anno vengono censite in Europa oltre un centinaio di nuove sostanze, basta modificare in laboratorio una molecola ed ecco che il gioco è fatto – ha spiegato il presidente della Fict -. È chiaro che per il contrasto è di fondamentale importanza il censimento delle nuove sostanze, ma, al di là dell’interesse scientifico o appunto di contrasto per l’individuazione in laboratorio delle sostanze, mi chiedo nell’ambito della cura, o anche più semplicemente della prevenzione, a cosa serve ragionare di questo? Non mi piace un approccio che punti sulla ‘sostanza’ e non sulla ‘persona’. Nell’ambito delle dipendenze non c’è niente di più pericoloso che centrare gli interventi sulla sostanza o sulle sostanze di abuso che non sulla persona. Ed è un errore che spesso facciamo perché siamo abituati a incardinare le persone all’interno di categorie”. Puntare su categorie e prestazioni “è fuorviante – ha chiarito Squillaci – non perché non ci siano nuove sostanze, ma perché ci porta a ragionare in maniera massificante, che è l’esatto opposto della relazione individuale”.
Non solo: “La questione nuove dipendenze è persino più subdola, perché lascerebbe intendere due cose: una prima, fondamentale, che individua nel sintomo (la dipendenza) il fenomeno primario da studiare, nulla specificando invece sulle cause, la seconda che la dipendenza in quanto tale non possa di fatto essere sconfitta, innata com’è nell’uomo, al punto che evolvendosi costantemente cambia forma (e sostanza…) ma non scompare mai”. Per il presidente della Fict, “entrambi i ragionamenti sono fuorvianti e non perché non siano vere le affermazioni di base, ma perché rischiano di portare a conclusioni errate. Non si può evidentemente dire che sia falsa l’affermazione di un fenomeno che si evolve con una rapidità sconcertate e che segue e a volte anticipa le tendenze sociali e sanitarie del momento. Così come non si può negare che la dipendenza, in generale, sia qualcosa che segue l’uomo nella sua storia secolare da sempre. Ma è proprio qui che io vedo l’errore di fondo che rischia di portare fuori strada”.

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