“Si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata. Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo tuttora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità. Su questi argomenti esistono molti studi, numerose pubblicazioni, tante trasmissioni televisive, anche di interesse e pregio”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo” che si è tenuta al Quirinale.
“Meno – ha osservato il Capo dello Stato – si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche”. “Ancor meno – ha aggiunto Mattarella – si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella”. “Eppure – ha sottolineato il presidente – sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia d’Italia. A scriverne la parte decisiva e più salda. A esprimere l’autentico animo della nostra società e non la sua patologia. A costituire un patrimonio collettivo di memoria e di esempio per tutte le generazioni”. “Anche questi uomini e queste donne vuole ricordare oggi la Repubblica, in questa giornata dedicata alle vittime dell’eversione e del terrorismo”, il tributo di Mattarella.