“La presenza dei giovani ucraini alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona vuole essere una testimonianza. Vogliamo dire che tanti giovani innocenti stanno morendo in Ucraina per difendere il proprio Paese. Stanno quindi dicendo ai loro coetanei europei e di tutto il mondo che anche oggi è possibile vivere e dare la vita per grandi valori. Saremo lì a Lisbona per abbracciare chi ci sta aiutando a sopravvivere e per chiedere al mondo di non dimenticare il popolo martoriato dell’Ucraina”. Contattato dal Sir, è padre Roman Demush, vice capo dell’ufficio della pastorale giovanile della chiesa ucraina greco-cattolica, a raccontare come stanno procedendo i preparativi dall’Ucraina alla Gmg di Lisbona e con quale spirito si sta lavorando. La macchina organizzativa non è semplice anche perché deve purtroppo fare i conti con una guerra in atto che sta mettendo a dura prova il popolo ucraino. A settembre è stato fondato un Comitato organizzativo unico, al quale partecipano sia i rappresentanti della chiesa greco cattolica sia della chiesa di rito latino. “All’inizio sognavamo di portare alla Gmg di Lisbona tra i 100, al massimo 200, giovani. Ma grazie a Dio ad oggi abbiamo circa 500 giovani dall’Ucraina che hanno espresso il desiderio di partecipare. Stiamo parlando di giovani ucraini che vivono in Ucraina”. A questo numero vanno aggiunti anche i diversi gruppi di giovani che appartengono ai movimenti, agli ordini religiosi, dai salesiani ai redentoristi, alle diverse organizzazioni cattoliche presenti nel Paese. Forte sarà la partecipazione dei giovani ucraini provenienti da tutto il mondo, soprattutto dai Paesi d’Europa. “Sono giovani profughi di guerra, giovani che hanno dovuto lasciare il Paese in questo ultimo anno a causa della guerra”, sottolinea il sacerdote. Ad oggi si sono registrati gruppi di ragazzi e ragazze ucraini provenienti da Inghilterra, Polonia, Germania, Francia. Dall’Italia saranno 100 i giovani ucraini che parteciperanno alla Gmg.
Padre Demush confida che sono diverse le difficoltà che stanno incontrando per organizzare questa partecipazione. Ci sono i problemi economici e logistici ma anche le questioni legate alla impossibilità di lasciare il Paese. “Ma le stiamo risolvendo perché per noi è davvero importante esserci e poter fare esperienza di comunione con i giovani di tutto il mondo”. Il Comitato organizzativo ha già fatto un sopralluogo a Lisbona e si è incontrato in Vaticano con i responsabili del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Riguardo alle difficoltà economiche, in risposta ad una richiesta fatta da S.B. Shevchuk ma anche da diversi vescovi ucraini, l’organizzazione può contare anche sull’aiuto del fondo di solidarietà del Dicastero per coprire le spese e alleggerire il peso del costo sui ragazzi. “I giovani come dice Papa Francesco – osserva padre Demush – sono l’oggi del nostro Paese e della nostra Chiesa. Il peso della guerra è caduto in modo particolare sulle loro spalle. Sono i giovani ad essere andati in prima fila a difendere il nostro Paese. Sono loro che si sono impegnati ad aiutare la popolazione come volontari. Loro ad essere scesi in campo per permettere, in vari modi, alla vita di poter comunque andare avanti, nonostante tutto!”. “Davvero possiamo dire che i nostri giovani sono il nostro oggi. Per questo come Chiesa abbiamo l’obbligo di radunarli, guidarli e accompagnarli in questo tempo di prova”.
“Con la nostra presenza a Lisbona – prosegue padre Demush – vogliamo innanzitutto dichiarare all’Europa e al mondo la nostra esistenza nonostante ci sia qualcuno che sta facendo di tutto per distruggerci. Vogliamo essere abbracciati ma anche abbracciare tutti coloro che ci stanno aiutando a resistere in questa guerra. I giovani ucraini vogliono dire la verità di quello che stiamo vivendo, la verità di questa guerra della Russia contro il popolo innocente dell’Ucraina. Abbiamo il dovere di raccontare la verità. Ma anche il dovere di dare testimonianza che anche nel 21° secolo si può vivere con radicalità il comandamento dell’amore”.
“Tantissimi giovani ucraini oggi stanno dando la vita per difendere i propri familiari, il proprio Paese e le loro città. Tanti giovani stanno morendo innocenti”.
“Questa è la testimonianza che vogliono dare: dire che è possibile anche oggi morire per amore del prossimo ma che morendo non si perde, perché colui che difende la verità, è sempre dalla parte della vittoria. Noi in questo tempo pasquale, continuiamo a intonare il canto orientale che si eleva durante le nostre liturgie: Cristo con la sua morte ha vinto la morte e i giovani ucraini con la loro morte stanno vincendo la morte, stanno vincendo in questa ingiusta guerra”.