“Dopo la crisi pandemica non sembra fermarsi la sequenza di violenze nei confronti di coloro che hanno scelto come professione il prendersi cura degli altri, come avvenuto con Barbara, uccisa in modo vile. Il suo sacrificio è testimonianza di dedizione totale al prossimo. Una vita spesa fino in fondo (e oltre) per gli altri: lo dimostra la scelta di donare gli organi”. Lo afferma il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, alla vigilia dei funerali della dottoressa Barbara Capovani che si terranno il 30 aprile nell’Università di Pisa. Esprimendo il “personale cordoglio ai familiari” e “assicurando la vicinanza e la preghiera delle nostre comunità”, il cardinale rivolge un “pensiero grato” ai colleghi della psichiatra “per il loro prezioso servizio di ascolto”: “Una virtù rara, ma soprattutto oggi necessaria e indispensabile. In ogni forma di sofferenza, infatti, da quella fisica a quella mentale, si annida sempre una richiesta d’aiuto che va colta, che va ascoltata”. Per il card. Zuppi, “le conseguenze della pandemia sulla salute mentale hanno peggiorato lo scenario, con pesanti ricadute soprattutto sui giovanissimi” ricordando come il suicidio sia la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 10 e i 25 anni. “Siamo nel pieno di un’emergenza salute mentale, che coinvolge settori della società spesso dimenticati”, denuncia il cardinale: “Come non pensare, ad esempio, alla sofferenza invisibile e meno nota dei carcerati?”. “Per questo, rinnovo il ringraziamento della Chiesa in Italia a quanti – cappellani, medici e operatori delle strutture sanitarie – si fanno ogni giorno ‘buoni samaritani’ verso coloro che soffrono di disagio psichico e verso le loro famiglie. Allo stesso tempo – conclude il presidente della Cei -, auspico che le istituzioni politiche possano riconoscere sempre di più il valore di questo servizio, sostenendolo con risorse adeguate e creando le condizioni perché si possa lavorare in sicurezza”.