“Grazie all’8xmille consentiamo a una fascia importante di operatori di aiutare chi è in difficoltà e di attivare nuovi servizi. È un bene anche per chi lo compie. E non dimentichiamo che il welfare in Italia è determinato anche da questa rete comunitaria e solidale. L’8xmille è stato il primo strumento di democrazia fiscale che consente al cittadino di decidere la destinazione di parte del proprio reddito destinata all’erario”. Ne è convinto mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, che in un’intervista al Sir invita a “riscoprire i valori fondamentali dell’8xmille: il bene comune, la solidarietà, la partecipazione dei credenti, il sostegno economico delle Chiese nella loro missione”. Per il segretario generale della Cei, “non esiste un’anomalia italiana, anzi il nostro sistema è considerato un modello da altri ordinamenti. Ma serve informazione, è necessario comprendere il valore che rappresenta per tutti – credenti e non – in termini di solidarietà e democrazia”. Quanto ai progetti finanziati all’estero, mons. Baturi spiega che “l’8xmille fa la differenza tra vivere e morire”: “Un lavoro ben fatto a Roma salva vite in tutto il mondo. La metà dei progetti è finanziata in Africa, in una delle terre più interessate dalle ricadute economiche della guerra in Ucraina a causa del blocco o del rallentamento del flusso dei cereali”. Infine, il segretario generale della Cei precisa che “l’8xmille non è a vantaggio della Chiesa cattolica. È a vantaggio, semmai, del raggiungimento dei diritti costituzionalmente garantiti e interessa tutti. Dispiace per le polemiche che vengono condotte sulla pelle della povera gente, senza guardare gli effetti delle risorse messe a disposizione. Si tende a suscitare emozioni, perdendo di vista la realtà”.