“La situazione in Sudan è evidentemente un elemento di preoccupazione perché attiverà nuovi flussi migratori ai quali si dovrà necessariamente dare risposta”. Lo ha detto Oliviero Forti, responsabile delle politiche migratorie e protezione internazionale per Caritas Italiana, parlando della crisi sudanese a margine dell’arrivo questa mattina a Fiumicino di 67 profughi dal Corno d’Africa con un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba, reso possibile grazie alla firma del terzo Protocollo d’intesa tra governo italiano, Conferenza episcopale italiana (che agisce attraverso Caritas Italiana) e Comunità di Sant’Egidio per l’apertura dei corridoi umanitari dall’Etiopia. “È vero che i corridoi umanitari sono una goccia nel mare ma sono un segnale importante e noi come Cei e Caritas abbiamo scelto di fare la propria parte e di starci”. E, guardando alla crisi che si è aperta in questi giorni in Sudan, Forti osserva: “Ogni crisi umanitaria ha comunque conseguenze immediate come lo spostamento di persone in paesi confinanti. L’Etiopia è uno di questi ed è un paese che ha già dimostrato negli anni capacità di assorbire numeri importanti di profughi e così avverrà sicuramente nel prossimo futuro”. Da qui l’appello di Caritas Italia all’Italia. “Non sarà nell’immediato ma tra qualche mese vedremo gli effetti di questa crisi sulle coste nordafricane. L’appello all’Italia è che si prenda seriamente in considerazione questo nuova flusso che dovremo affrontare. Si tratta di persone che fuggono dalla guerra e hanno bisogno di protezione. Noi cercheremo di fare la nostra parte con i corridoi umanitari. Tanti però che non riusciranno ad entrare in questi programmi, arriveranno comunque dalle coste nordafricane. Occorre pertanto mettere in atto un meccanismo che tuteli al meglio queste persone, attraverso non solo un trasferimento in sicurezza ma anche un’accoglienza adeguata”.