Nostra Signora di Bonaria: mons. Mokrzycki (Leopoli), “lasciando la zavorra della nostra vita, ci gettiamo tra le braccia della Madre”

“Le strade di pellegrinaggio che conducono alla Madre di Bonaria sono un segno della fede che diamo in mezzo al mondo, seguendo le orme della Madre del Figlio di Dio, che, piena di preoccupazione per l’altro, si mise in cammino. Questo accadde quando, dopo l’Annunciazione, si recò dalla sua parente Elisabetta, non solo per condividere la gioia della maternità di cui entrambe erano dotate, ma anche per pronunciare parole di preghiera di lode a Dio per le grandi cose che aveva fatto per loro e per essere un aiuto reciproco”. Lo ha detto, stanotte, l’arcivescovo latino di Leopoli (Ucraina), mons. Mieczysław Mokrzycki, nella messa nell’anfiteatro sant’Isidoro di Sinnai, in occasione del tradizionale Pellegrinaggio notturno a piedi da Sinnai a Bonaria per i festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Bonaria, patrona massima della Sardegna.
“E oggi, mentre ci riuniamo a quest’ora della notte per incamminarci tra poco sulla strada verso la Madre, è necessario vedere quale bagaglio di vita portiamo con noi. Cosa disturba la nostra pace e la nostra sicurezza? Cosa ci riempie di paura?”, le domande del presule, secondo il quale “è necessario, all’inizio di questa strada, come facevano i marinai secoli fa, e così facciamo anche noi oggi, lasciare ciò che è inutile zavorra di vita. Loro, per salvarsi, gettarono tutto in mare, nell’abisso delle onde tempestose. Hanno anche buttato via il cassone, non conoscendone il contenuto. Ma, quando hanno scoperto cosa nascondeva, hanno capito che la loro salvezza è venuta attraverso Maria, che teneva tra le braccia suo Figlio, il Salvatore del mondo”. L’arcivescovo latino di Leopoli, all’inizio dell’omelia, aveva ricordato che in “una calda giornata estiva del 1370”, “un veliero carico di merci lasciò il porto spagnolo e fece rotta verso l’Italia” e all’improvviso “un vento violento iniziò a soffiare dalle coste della Sardegna, e onde enormi minacciarono di affondare la nave sempre più debole”. Quando tutti mentalmente si prepararono al peggio, “il comandante ordinò di gettare il carico in mare”, che “comprendeva una grande e pesante cassa di legno”. E “non appena il grande scrigno toccò l’acqua, il mare si calmò improvvisamente, il vento cessò, tornò il sole e con esso la pace e la gioia tra i membri dell’equipaggio. Questo evento ha segnato l’inizio della storia del santuario di Nostra Signora di Bonaria. Madre, verso la quale la gente si reca da secoli, trovando in lei un segno di calma e sicurezza in mezzo a eventi turbolenti quotidiani, che generano ansia e paura”.
“Lasciando la zavorra della nostra vita, ci gettiamo tra le braccia della Madre. Lo facciamo pieni di fede e di fiducia che lei non abbandonerà noi, che stiamo fuggendo alla sua protezione e cura. Lo facciamo perché si rassereni il nostro cuore, tanto turbato dall’atteggiamento di molte persone che, avendo abbandonato Dio e il Vangelo, sono diventate un tumultuoso clamore di incredulità, che cerca di soffocare la voce della verità sulla salvezza. Lo facciamo affinché, con fede forte, diventiamo, in mezzo al mondo moderno, un segno che Lui, il Figlio di Dio, è la Via, la Verità e la Vita. È Lui, che è il senso della vita, di cui Maria dirà a Cana di Galilea: ‘Fate quello che vi dirà’”.

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