“Sacerdoti protagonisti di una Chiesa in uscita, pronti a sopportare fatiche, incomprensioni e perfino ingiustizie per annunciare la Parola che salva e a spargere il balsamo della misericordia sulle tante ferite aperte della nostra umanità. E a farlo, qualora necessario, anche a costo della vita”. A ricordare l’identikit dei preti secondo Papa Francesco è Alessandro Gisotti, in un editoriale per L’Osservatore Romano. “Sacerdoti così – scrive l’autore dell’articolo alla vigilia della Festa della Liberazione – furono senza dubbio don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi il 19 settembre 1943 a Boves, in provincia di Cuneo, in una delle prime stragi perpetrate dai nazifascisti dopo l’armistizio con gli Alleati. I due sacerdoti, proclamati beati il 16 ottobre dell’anno scorso, rimasero con il loro popolo nell’ora più buia e non si risparmiarono pur di salvare il maggior numero di vite umane possibili. In ore terribili, gravide di morte e sofferenza, i due preti — don Ghibaudo aveva appena 23 anni ed era stato ordinato da soli tre mesi — furono un faro di luce e un approdo sicuro per tanti”. “Si fecero mediatori tra il comando tedesco e i partigiani, aiutarono le persone più deboli a fuggire, pregarono e benedissero quanti si affidavano a loro”, sottolinea Gisotti citando le testimonianze raccolte per la causa di beatificazione: “E lo fecero senza alimentare spirito di odio verso gli aggressori nazisti. Quegli stessi aggressori che, in quel tragico 19 settembre di 80 anni fa, li uccisero entrambi assieme ad altri 22 civili inermi”. E proprio nella chiesa parrocchiale di Boves il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, concluderà domani la sua visita in provincia di Cuneo in occasione della Festa della Liberazione, con una visita che “manifesta in modo eloquente un’attenzione e un riconoscimento particolare per la testimonianza civile e non solo spirituale di don Bernardi e don Ghibaudo”. “Un evento – conclude Gisotti – che ricorda, non solo idealmente, l’omaggio di Mattarella alla tomba di don Peppe Diana a Casal di Principe, il 21 marzo scorso, nella Giornata della memoria per le vittime della mafia. Sacerdoti ministri della Chiesa, certo, ma che furono anche servitori della loro comunità cittadina con spirito di abnegazione fino al sacrificio della propria vita”.