“Prima di tutto ascoltare con compassione il grido degli innocenti, ma interpretare anche tutto quello che di positivo si fa nella comunità per tutelare e proteggere i minori. Creare il contesto dove la denuncia è facilitata ma anche sostenere la prevenzione”. A parlare al Sir del ruolo dei giornalisti nella lotta contro gli abusi sessuali nella Chiesa e contro “la cultura dell’omertà” è mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Ieri pomeriggio l’arcivescovo è intervenuto ad un incontro dal titolo “Dalle tenebre alla luce: una discussione approfondita sul giornalismo e il suo ruolo nei confronti degli abusi sessuali nella Chiesa” organizzato a Roma dalla Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano (Aigav), in collaborazione con l’Istituto di antropologia della Pontificia Università Gregoriana. L’incontro è stato promosso in occasione dei 20 anni dal premio Pulitzer conferito nel 2003 ai giornalisti del team “Spotlight” del Boston Globe per aver scoperto i decenni di abusi sessuali su minori da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Boston. Parlando a margine dell’incontro, mons. Scicluna ha detto al Sir: “Il ruolo dei giornalisti è quello di interpretare la sete di giustizia della comunità, non solo delle vittime. I giornalisti hanno un ruolo importante e il mio invito a loro è di compierlo con una vera sete di giustizia nella verità, con grande compassione, rispetto per le vittime e rispetto per la comunità che viene coinvolta, in questi fenomeni così tristi dell’abuso sessuale e di abuso di ogni persona innocente”.
All’incontro romano, si è cercato di riflettere – attraverso un confronto serrato tra giornalisti, esperti e vittime – sul punto in cui è la Chiesa cattolica nel suo impegno volto a tutelare e proteggere i bambini e le persone vulnerabili e quali contributi hanno dato i giornalisti nel far emergere le responsabilità. “Le leggi – commenta sempre al Sir mons. Scicluna – sono un buon inizio, ma non bastano e non sono sufficienti per garantire la tutela dei minori. Ci vuole il coinvolgimento della comunità. Le leggi interpretano un valore condiviso” ma occorre anche che ci sia “la volontà ferrea di implementarle anche quando questo richiede grande coraggio e grande sacrificio”. Riguardo al rischio mediatico di cadere nel sensazionalismo perdendo di vista la “presunzione di innocenza”, l’arcivescovo osserva: “Questo, secondo me, dipende molto dal senso di giustizia e dal senso responsabilità individuale del giornalista e dalla responsabilità anche dei redattori e editori. C’è una politica di informazione che deve essere promotrice di valori sani anche nel modo in cui la narrativa e il messaggio viene trasmesso al popolo”. Fortemente impegnato da anni a fianco di Papa Francesco nella lotta contro gli abusi nella Chiesa, cosa sta chiedendo oggi ai giornalisti?: “di essere interpreti di una volontà di giustizia nella verità”, risponde mons. Scicluna, “ma anche interpreti di una tutela dell’innocenza con grande compassione e grande carità”.