“Di nuovo celebriamo la Pasqua di Cristo nell’incredibile sofferenza dovuta agli orrori della guerra aperta. Nel corso dell’ultimo anno in ogni angolo dell’Ucraina e in vari paesi dei nostri insediamenti ci sono stati tanti traumi e dolore, tanti deportati e feriti, catturati e dispersi, tanti mutilati! Numerosi caduti – nostri padri e madri, fratelli e sorelle, figli e figlie – hanno coperto le nostre terre nere ucraine con i loro corpi come con dei semi vivificanti! A volte dal dolore gridiamo al Signore: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’”. Si apre con queste parole cariche di dolore il messaggio pasquale che Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk rivolge ai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina, che celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano, una settimana dopo la Pasqua secondo il calendario gregoriano, domenica 16 aprile. È la seconda Pasqua di guerra a larga scala in Ucraina e il messaggio di Sua Beatitudine si apre proprio guardando alle ferite inferte in questo duro periodo di aggressione militare. L’arcivescovo maggiore ammette subito che “non è facile parlare della gioia della risurrezione mentre troviamo dappertutto sofferenza e morte”. Ma poi aggiunge: “Oggi Cristo risorto tende la sua mano, vivificante e ferita, all’Ucraina ferita, le Sue piaghe glorificate toccano le nostre piaghe dolorose che sanguinano ancora. Il Crocifisso e Risorto fa Sue le nostre piaghe che diventano le piaghe glorificate dei vincitori nella risurrezione dell’Ucraina!”.
L’invito è a guardare con speranza il futuro nonostante le difficoltà del presente. Questa l’esortazione di Sua Beatitudine Shevchuk: “Crediamo fermamente: proprio come né i sigilli della tomba né le guardie militari hanno trattenuto Cristo nel suo corpo glorificato, così anche nessun aggressore e occupante sarà in grado di sconfiggere la nostra Ucraina ferita. Sconfiggeremo il nemico, ricostruiremo le nostre città e i nostri villaggi distrutti, guariremo le nostre ferite con la forza e con l’azione dello Spirito Santo: perché Cristo è risorto!”. “La nostra vittoria – ricorda Shevchuk – non dipende solo dalla nostra capacità militare di resistere alle truppe russe, ma anche dalla nostra capacità sul fronte spirituale di aprirci alla potenza di risurrezione di Dio e di diventare uno strumento di guarigione e di pace nelle mani del Signore”.
Il messaggio si conclude con un pensiero particolare a quanti sono stati toccati sul vivo dalla guerra, agli “eroi difensori che oggi si trovano al fronte e sono rimasti feriti”. Alle “famiglie dei nostri militari, in particolare di quelli imprigionati e dispersi. Prego che i vostri cari vengano trovati e tornino a casa prima possibile”. “Mi unisco spiritualmente a coloro che si trovano nei territori occupati e non hanno la possibilità di recarsi oggi nella loro chiesa, ma attendono la liberazione e pregano per la vittoria dell’Ucraina”, scrive ancora Shevchuk che abbraccia “con le lacrime agli occhi” coloro che “piangono i morti, i soldati eroi e i cittadini pacifici diventati vittime delle azioni criminali dell’occupante”. Il messaggio rivolge un augurio anche ai rifugiati e agli sfollati che “nutrono la speranza di tornare a casa dopo la vittoria e di ricostruire la propria città o villaggio”. E a tutti i volontari, i cappellani militari, il clero e i consacrati, tutti “gli ucraini – bambini, adulti e anziani, uomini e donne”: “Vi auguro che, condividendo il cesto pasquale, proviate una profonda gioia, la misericordia e la benedizione di Dio”. La Chiesa greco-cattolica ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris in comunione con il vescovo di Roma, celebra la Pasqua secondo il calendario giuliano, anche se di recente – a seguito di una vasta consultazione – ha deciso di riformare il proprio calendario e di celebrare le feste fisse come il Natale secondo il calendario gregoriano.