Un forte invito a sperare perché “Cristo è il Signore della storia” e perché “la nostra vita non finirà nel nulla”: è quanto contiene il Messaggio di Pasqua di mons. Sandro Salvucci e di mons. Armando Trasarti, arcivescovo Metropolita di Pesaro- Arcivescovo di Urbino, Urbania, Sant’Angelo in vado, il primo, e Vescovo di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola, il secondo. “La sua Risurrezione – si legge – non ci salva sempre dal dolore, ma nel dolore ci mette immancabilmente al riparo dalla disperazione. La nostra vita non finirà nel nulla: è questa la speranza che rende meno angoscioso il peso del passato, più vivibile il presente, meno ansiosa e brancolante l’attesa del domani. Il grande muro nero della morte è crollato. La porta del futuro è stata spalancata”. L’annuncio della Pasqua, scrivono i due vescovi, “inizia con una corsa. È la corsa di Maria di Magdala. Cerca il Risorto. Si mette in cammino durante la notte, quando il dolore oscurava il suo cuore, per cercare colui che la propria anima amava. Maria si aspetta di trovare il corpo di Gesù nel sepolcro. Il sepolcro, memoria fondamentale dell’uomo, è costruito dall’affetto di chi vive per chi è morto. La scoperta del sepolcro vuoto apre una ricerca verso l’ignoto. Ora Maria deve correre. Deve andare dai discepoli. Deve raccontare quello che ha visto. Maria non sa che il suo annuncio cambierà per sempre la storia del mondo. La pietra è stata ribaltata e il Signore non c’è. I lini e le bende che avvolgevano il suo corpo sono piegati, in ordine. I discepoli vedono, capiscono le Scritture e credono”. “Oggi – continua il messaggio – sappiamo che l’umanità ha una meta, ha una terra promessa: la Risurrezione. Una sola è dunque la questione veramente importante: mettersi per via all’alba, non indugiare più, incatenati da pregiudizi e timori, ma sconfiggere con la speranza le tenebre del dubbio”. Per i due presuli la “Pasqua è il più grande messaggio: noi non siamo per la morte, ma per un risveglio incessante fino a una vita incontaminabile”.