“Non sarà Pasqua finché non avrete donato a qualcuno quella luce che vi ha cambiato la vita, non sarà Pasqua finché non avrete abbracciato la croce di un vostro fratello, non sarà Pasqua finché non avremo annunciato con la nostra vita l’immenso amore di Dio!”. Lo scrive mons. Fernando Filograna, vescovo di Nardò-Gallipoli, nel messaggio pasquale alla diocesi.
“Le festività pasquali mi colgono immerso nella visita pastorale nelle vostre comunità parrocchiali, dove ho potuto toccare con mano la presenza di una Chiesa viva, forse col fiato corto per le nuove sfide che è chiamata a fronteggiare, ma proprio per questo autentica e, soprattutto, visitata dal suo Signore, in molteplici modi”, osserva il presule.
“Vorrei esservi accanto Giovedì, nella lavanda dei piedi”, spiega il vescovo, ammonendo: “Quante volte riduciamo la nostra stupenda vocazione ad un tiepido grigiore, ma è tempo di dirci che il quieto vivere non ha mai reso felice nessuno. Che questa Pasqua ravvivi in noi il desiderio di Cielo e la consapevolezza dell’immensa dignità che Cristo ci ha acquistato, senza accontentarci delle vie più comode”. “Tu vali il sangue del Figlio di Dio!”, evidenzia mons. Filograna: “Qualsiasi sia la tua condizione, Gesù sceglie di esserti amico: fedele come Giovanni, pavido come Pietro, persino nel peccato più truce come Giuda, tu gli appartieni!”. “Vorrei avervi accanto, prostrato, davanti alla crudele croce del Venerdì Santo”, prosegue il presule. “Come non pensare agli innumerevoli dolori che ho incontrato tra voi, amici cari”, racconta, esortando: “Ognuno di voi si senta accolto e accompagnato dall’abbraccio della Chiesa, sua Madre”. “Se il Signore ha saputo far nuove tutte le cose in tal modo, perché dubitare che anche le nostre croci potranno divenire luogo di un magnifico riscatto?”, domanda il vescovo: “Ma guai a chi, queste croci, osa fabbricarle, guai a noi se ci adegueremo all’idea di un dolore inevitabile, diventando taciti complici degli orrori a cui assistiamo inerti. Dagli echi di una guerra quanto mai insensata, ai morti in mare – nel nostro mare – perché alla ricerca di una vita degna di questo nome, non si fermi la nostra preghiera e la nostra denuncia: ogni uomo è l’inviolabile immagine di Dio!”. “Vorrei, infine, ammirare il fulgore del cero pasquale che rischiara le vostre chiese, donando senso e fine ad ogni tenebra, nella Veglia Pasquale”, conclude mons. Filograna: “Contempleremo insieme quella luce entrare indomita tra le nostre vite, diffondersi per tutta la chiesa, di mano in mano. Sia questa l’immagine della Pasqua che viviamo e che ci attende: un diffondersi umile della vita nuova”.