“A distanza di quasi sette mesi sento profonda gratitudine per questa Chiesa di Perugia-Città della Pieve, la nostra Chiesa, per la disponibilità cordiale con cui mi avete accolto”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della sua prima messa crismale da pastore della Chiesa perugino-pievese, pronunciata ieri pomeriggio, nella cattedrale di San Lorenzo, davanti al suo predecessore, il card. Gualtiero Bassetti, al clero diocesano e a numerosi fedeli provenienti dalle sette zone pastorali dell’arcidiocesi, insieme a tanti ragazzi e ragazze che nel corso dell’anno riceveranno il sacramento della Cresima.
Al momento della consacrazione degli olii, mons. Maffeis ha voluto accanto a sé questi fanciulli e, nell’omelia, soffermandosi sulla “storia di ogni vocazione”, che “è essenzialmente un compimento del battesimo”, ha sottolineato che “anche noi presbiteri siamo farina del sacco comune, con le nostre povertà, le nostre miopie e contraddizioni, il ritrovarci esposti al pericolo di lasciar smorzare il fuoco del primo amore… È fuoco che si rianima con la frequentazione della Parola, la celebrazione eucaristica, il silenzio dell’adorazione, il perdono sacramentale. Perché tutto ciò non si riduca a pratiche religiose, ma possa alimentare una vita spirituale, ci è chiesto – per usare l’immagine che accompagna quest’anno sinodale – di assumere lo stare di Maria ai piedi del Signore, imparando a deporre quell’attivismo che trasforma la vita in una fuga, in un nascondimento, in una maschera…”.
Mons. Maffeis ha ringraziato il Signore “per la natura sacerdotale dell’intero popolo di Dio, al quale apparteniamo, alla cui crescita è orientata la nostra vocazione e con il quale deve diventare sempre più intesa la corresponsabilità”.
L’arcivescovo si è anche soffermato sulla provenienza di parte dell’olio che ha consacrato, “donato dalla nostra Polizia di Stato – ha precisato –. Proviene dagli olivi coltivati nel Giardino della Memoria, a pochi passi dallo svincolo autostradale di Capaci, luogo della strage mafiosa in cui morirono il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. È inoltre profumato con l’essenza del bergamotto, offertoci dal vescovo di Locri-Gerace con un augurio di pace e di speranza per tutti. Sono segni che ci impegnano a far la nostra parte per una cultura della legalità”.