In Italia sono 7 milioni le persone che si trovano in una situazione di sovraindebitamento e più di 1 famiglia su 4 (25,3%) è a rischio di povertà assoluta. La stima è quella fornita nel “Rapporto nazionale sul sovraindebitamento”, stilato dall’Ufficio studi dell’Associazione Liberi dal debito, in collaborazione con Legge3.it, e già presentato in Vaticano. “Oggi il rischio si estende a tutti, privati cittadini o imprenditori”, affermano dall’Associazione Liberi dal debito, considerato che “Istat e Bankitalia hanno reso noto che il 50% delle famiglie italiane sono in difficoltà economica e che un’azienda su tre rischia di chiudere”.
È bene precisare che per “sovraindebitamento”, così come definito dal decreto legislativo n.14 del 12 gennaio 2019, si intende “lo stato di crisi o di insolvenza del consumatore, del professionista, dell’imprenditore minore, dell’imprenditore agricolo, delle start-up innovative” e “di ogni altro debitore non assoggettabile alla liquidazione giudiziale ovvero a liquidazione coatta amministrativa o ad altre procedure liquidatorie previste dal codice civile o da leggi speciali per il caso di crisi o insolvenza”. In sostanza, riguarda tutti quei soggetti che non sono fallibili e che non sono in grado di far fronte, mediante le proprie entrate, al rimborso delle situazioni debitorie che hanno contratto e accumulato nel corso del tempo.
Le ragioni per le quali ci si può ritrovare nella condizioni sono molteplici. Tra quelle di sovraindebitamento attivo figurano, ad esempio, scelte non oculate nella gestione finanziaria personale o l’abuso delle carte di credito e del credito personale; mentre tra quelle di sovraindebitamento passivo si riscontrano l’inflazione e l’innalzamento dei tassi d’interesse così come la disoccupazione o il venir colpiti da una malattia grave. Semplificando al massimo corre il rischio di cadere nel sovraindebitamento chi tende ad indebitarsi oltre le proprie possibilità e chi, partendo da una situazione reddituale percepita come sicura, per ragioni non esclusivamente dipendenti dalla propria volontà si ritrova a non avere più la disponibilità necessaria per fronteggiare i debiti contratti.
In un evento ospitato il mese scorso presso la sala del Parlamentino del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Movimento Consumatori e Acli hanno presentato i risultati del progetto nazionale “Riparto – Percorsi di inclusione finanziaria e di accompagnamento per la gestione e soluzione delle situazioni di sovraindebitamento per la ripartenza” cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. In 22 mesi presso i 27 sportelli, distribuiti in 17 Regioni, hanno trovato assistenza 2.467 sovraindebitati, di cui 2.210 persone fisiche e 257 imprese o professionisti. Grazie ad un’indagine realizzata nell’ambito del progetto è stato possibile delineare il profilo del sovraindebitato. Su un campione di 574 utenti, 58% erano uomini tra i 36 e i 55 anni (45%) e tra i 56 e i 70 anni (35%). Più della metà dei partecipanti all’indagine è in possesso di un titolo di studio di scuola media superiore, il 30% di una licenza media inferiore, mentre il 10% è laureato e il 5% ha completato solo il ciclo delle elementari. In valori assoluti, la concentrazione maggiore di casi si è registrata nelle aree urbane del Centro-Sud (Roma, Napoli, Reggio Calabria). I debiti sono stati contratti in larga misura (76%) a titolo personale e in misura minore come titolari d’impresa (18%) oppure come garanti di debiti sottoscritti da terzi (4%). Nel 60% dei casi si è contratto il debito (60%) per l’acquisto di beni mobili (automobili, televisori, tecnologia); decisamente meno frequenti i casi per spese legate alla casa, quali affitti o utenze (11%) o all’acquisto di immobili (10%) attraverso il mutuo; percentuali inferiori per situazioni è dipese dalla ristrutturazione della situazione debitoria (9%), da spese per i figli (6%) oppure da imprevisti (separazioni, spese mediche, funerali o altro). I principali creditori risultano essere banche (33%) e società finanziarie e di leasing (circa il 22%), oppure l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia per debiti nei confronti dello Stato (20%). Un altro dato interessante è quello relativo alla condizione socio-economica: gli utenti di “Riparto” sono stati titolari di rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato per il 34%, pensionati per il 19%, imprenditori per il 10% e lavoratori autonomi per il 10%. “I soggetti più a rischio sovraindebitamento sono quindi i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato che possono accedere al credito, ma a causa del ridotto potere d’acquisto e della pluralità dei debiti assunti, si possono ritrovare in gravi situazioni di povertà e di esclusione sociale”, hanno notato Acli e Movimento Consumatori, aggiungendo che “l’irrilevanza della presenza di categorie di lavoratori a tempo determinato e dei collaboratori, si ipotizza possa derivare dall’esclusione finanziaria di queste categorie, che difficilmente riescono ad accedere al credito”.
La legge 3/2012 ha definito la procedura attraverso la quale è possibile porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento concludendo tra debitore e creditore un accordo con l’ausilio degli Organismi di composizione della crisi. Non mancano le storie a lieto fine. Come quella di una coppia di coniugi agrigentini che liquidando ai propri creditori poco più di 128.000 euro, potranno liberarsi definitivamente di debiti per oltre 508.000 euro ed evitare la vendita all’asta della loro abitazione, tornando, dopo sette anni e mezzo, ad una vita normale. Recentemente, infatti, il Tribunale di Agrigento ha omologato il “Piano del consumatore” (ora denominato Ristrutturazione dei debiti del consumatore) riconoscendo alla coppia lo stato di sovra-indebitamento incolpevole. I coniugi agrigentini si sono rivolti all’Organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento “I diritti del debitore” dando avvio ad una procedura al termine della quale hanno visto ridursi l’ammontare dei debiti a quanto possono veramente pagare. “Nel caso dei due coniugi agrigentini – ha spiegato Stella Vella, referente dell’Occ ‘I diritti del debitore’ – il sovraindebitamento è un fatto naturale, o meglio una evoluzione razionale di una serie di eventi che hanno caratterizzato, da un tempo troppo lungo, i due coniugi, prima come singoli e poi come coppia. Nella loro storia si ravvede, innanzitutto, la volontà di risolvere i problemi di salute via via sopraggiunti, ma quello che ha sconvolto la famiglia, con un tracollo finanziario, è stato il verificarsi di una tragedia. La causa dell’indebitamento dei coniugi non è attribuibile ad uno stile di vita al di sopra delle loro possibilità ma ad un accanimento di eventi severi che hanno interessato la coppia”.
La legge fissa le condizioni per le quali i sovraindebitati, prima che i singoli creditori possano svolgere azioni di recupero quali decreti ingiuntivi e/o pignoramenti dello stipendio, possono accedere ad una delle procedure previste dal “Codice della crisi”, rivolgendosi ad un Occ, per una soluzione definitiva della propria posizione debitoria, senza ricorrere a usurai o a gesti estremi.