“Assistiamo ad un aumento esponenziale di diagnosi di fobia scolare” per la quale gli adolescenti mettono inconsapevolmente in campo “una vera e propria rinuncia sociale”, dice in un’intervista al Sir Mara Bruno, responsabile con Michela De Luca dell’Area età evolutiva dell’ Itci (Istituto di terapia cognitivo interpersonale) di Roma, commentando l’aumento della fuga degli studenti dai licei, anche ad anno in corso. A Milano i trasferimenti dall’antico liceo classico Berchet sono stati 56 da settembre ad oggi. In tutto lo scorso anno scolastico se ne erano registrati 50. Ma analoghe richieste di aiuto arrivano anche da Genova e Bologna. Oltre la metà dei ragazzi si dice stressato e ansioso a causa della pressione esercitata dagli insegnanti. Sul banco degli “imputati”, a loro dire, un sistema che punta troppo sul merito. Tra “ansia da prestazione” e timore del fallimento, “molti ragazzi abbandonano i licei”, spiega l’esperta. “Dagli errori si impara; oggi, invece, ottenere un giudizio negativo a scuola è percepito dagli studenti come un fallimento completo della propria persona, un’intollerabile frustrazione”. Per molti genitori, poi, “avere figli brillanti – aggiunge – è una priorità”, ma “i figli devono sentirsi amati anche e soprattutto quando compiono azioni imperfette, come il prendere un brutto voto”. Di qui l’indicazione ai genitori di essere per i figli una guida “affettiva e educante” e di insegnare loro “il valore dell’impegno piuttosto che soffermarsi sul voto”. I docenti, da parte loro, “intercettino il bisogno emotivo dello studente”, l’indicazione dell’esperta, secondo la quale “i ragazzi hanno bisogno di sentire che l’adulto si interessa a loro come persone prima che al loro rendimento”.