“Nel tempo in cui i pezzi della ‘Terza guerra mondiale’ vanno ‘saldandosi tra di loro’, occorre essere maggiormente consapevoli che l’attività diplomatica può essere efficace solamente quando riesce ad essere strumento di servizio alla causa dell’uomo e non semplicemente all’interesse nazionale”. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel corso della presentazione del volume di p. Antonio Spadaro, “L’atlante di Papa Francesco. Vaticano e politica internazionale”. L’anteprima editoriale si è tenuta lo scorso 13 marzo, presso la sede de La Civiltà Cattolica, in occasione del decennale dell’elezione di Papa Francesco, e l’intervento del card. Parolin è stato pubblicato nel quaderno 4.147 della rivista, in uscita sabato 1° aprile e come di consueto anticipato al Sir.
In tutte le sedi internazionali, “la diplomazia della Santa Sede dispiega la visione evangelica e profetica del Pontefice”, ha proseguito Parolin; “chiaro il legame che egli pone tra la sua visione del mondo, la politica internazionale, la diplomazia e la misericordia”. A proposito del conflitto in atto nella “martoriata Ucraina”, il segretario di Stato vaticano ha osservato che “il dialogo, anche nelle situazioni più difficili, è voluto in ragione della pace, che sembra essere la grande assente nelle attuali circostanze, a favore della voce solista – alta e tonante – delle armi”. La Santa Sede “opera favorendo un vero dialogo, anche quando il dialogo presuppone la presenza e l’apporto di chi è scomodo o di chi, secondo una visione tradizionale, non sembra avere la legittimità di attore in un negoziato. Infatti – bisogna averlo sempre chiaro – ‘l’unica soluzione realistica davanti alla minaccia di una guerra rimane ancora il negoziato'”, ha spiegato Parolin citando Giovanni Paolo II. “Per questo – ha chiarito – la Santa Sede dialoga con tutti”. Per il Papa, ha sottolineato, occorre anzitutto “recuperare il senso della nostra comune identità di unica ‘famiglia umana'”. No ai “nazionalismi chiusi”: l’approccio della diplomazia della Santa Sede “è in radice non nazionalistico e respira al ritmo dell’universalità. Proprio per questo la Santa Sede crede fermamente nel multilateralismo”. Il Papa, conclude Parolin, afferma con forza “la volontà di non arrendersi alla logica senza uscita dell’escalation militare degli ‘schemi di guerra'”: serve un’altra logica, quella “della fratellanza che, intesa nel suo senso più profondo, ‘è un modo di fare la storia'”.