La ricetta proposta da don Gino Rigoldi per arginare l’emergenza educativa che sta colpendo sempre più minori è chiara: “Le regole da sole non bastano. Dobbiamo creare relazioni e offrire opportunità”. Lo si legge nel nuovo numero della rivista di strada Scarp de’ tenis, in vendita da oggi on line e nel fine settimana nelle parrocchie e nelle strade di diverse città italiane. “Se fosse per me – dichiara don Rigoldi nell’intervista curata da Ettore Sutti – le carceri minorili le chiuderei tutte. E lo dico da cappellano che dentro il Beccaria ci ha anche abitato. A cosa serve mettere dei ragazzi dietro le sbarre se non riusciamo a risolvere i problemi che si portano dentro? Durante la detenzione vivono un tempo sospeso, ma appena escono tutto torna come prima, se non peggio”.
“Chi sbaglia deve pagare. Su questo non ci possono essere dubbi. Ma – prosegue il sacerdote – dobbiamo sempre coltivare la speranza, per tutti, anche per chi ha commesso i delitti più efferati. Figuriamoci se non c’è per qualche ragazzotto che ha fatto qualche piccolo errore. I ragazzi che incontro vivono tutti situazioni di grande povertà materiale o affettiva. C’è chi ha una famiglia ma preferirebbe non averla, chi la sua l’ha lasciata al Paese d’origine, chi ce l’ha ma non si cura di lui, ma anche chi non l’ha mai conosciuta. Vengono da zone di Milano o dalla periferia precaria e degradata dove a dominare sono spacciatori e malavitosi. Ma anche dalla ricca provincia lombarda, dove le famiglie gli comprano tutto ma non li ascoltano mai. Sono adolescenti e crescere in contesti di questo genere non favorisce di certo la loro serenità”.
“Il simbolo più bello della Chiesa cattolica è la resurrezione. Io lo ripeto spesso: ci servono meno crocefissi e più resurrezioni. Credere nella resurrezione vuol dire avere la certezza che le persone possono cambiare, basta che qualcuno si confronti con loro, che gli dia la consapevolezza di valere qualcosa”.