(Milano) Madina Hassani, attivista rifugiata e mediatrice culturale, 27 anni, studi in scienze sociali, presente all’incontro conclusivo #Avvenireperdonneafghane, da parte sua, sottolinea: “le donne afghane hanno subito storicamente una mutilazione dei propri diritti e abbiamo bisogno di qualcuno che le aiuti a fare sentire la loro voce. Se adesso le donne sono completamente invisibili, anche prima i diritti sanciti dal governo precedente ai talebani valevano solo per la classe medio alta, ma non a livello rurale”.
“I media possono aiutarci molto a far prendere coscienza della situazione femminile, ma anche per raccontare la resistenza femminile che, ancora ieri, ha portato a manifestazioni contro i talebani con ragazzine giovanissime che sono andate in piazza. Noi siamo la generazione a cui hanno strappato tutto. Quello che chiedono alle donne afghane è di non fare nulla, con una sorta di lockdown totale per un periodo limitato”. Collegata con l’incontro, tra gli altri, anche una scolaresca del Liceo scientifico “Alberti” di Miturno (Latina), che ha letto in classe quotidianamente le testimonianze pubblicate da Avvenire, e la madre priora del monastero di Santa Rita da Cascia, la quale ha devoluto una cospicua offerta per il progetto, “volendo aiutare donne coraggiose come lo fu Santa Rita”.