“Un naturale punto d’incontro di persone che hanno idee e impostazioni diverse che cercano il terreno comune che nelle questioni umane è bene che ci sia sempre”. Così Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha definito il documento “L’intelligenza artificiale: distingue frequenter. Come giungere a una comunanza etica nella società del pluralismo”, realizzato dalla Consulta scientifica del Cortile dei Gentili di cui Amato è presidente e presentato questa mattina alla Lumsa.
“E’ bellissimo essere esseri umani – ha osservato Amato -, ma nell’essere degli esseri umani c’è un limite intrinseco, che nella storia si è venuto spostando ma che continua ad esserci: non possiamo giocare ad essere Dio. Voi potete credere o non credere che esista un Dio, ma questo non cambia la vostra natura di esseri limitati che hanno la responsabilità di far valere se stessi il più possibile. Questo più possibile deve essere accompagnato dalla finitezza di essere umani. Fa parte della nostra storia che più di tanto non possiamo pretendere di essere”.
Il documento, l’analisi del relatore -“tiene conto di entrambe le ragioni, quelle di chi ha portato avanti la ricerca aldilà di tante aspettative e tanti limiti che avevamo un tempo, ma anche le ragioni di chi dice c’è un punto limite al di là del quale non possiamo andare. Andandoci, dicono alcuni, si arriva al peccato”.
“Ci possiamo far sostituire dall’intelligenza artificiale? Certo che sì, in molte cose – la riflessione di Amato -. Ma c’è un limite a questa sostituibilità? Ci può anche sostituire nel decidere se l’imputato che abbiamo davanti è colpevole o no? Ci possiamo far sostituire in quelle scelte nelle quali un marchingegno tecnologico, sulla base di tutti i precedenti esistenti, interpreta il caso che voi avete davanti vi accorgete che manca una qualità quella di leggere negli occhi della persona che avete davanti qualcosa che non può stare nei precedenti? Fino a qual punto si può fare quella mistura tra elementi di intelligenza artificiale e elementi di intelligenza umana che portano a quella cosa che si chiama trans umano o post umano? Si può lungo questa strada creare un essere umano che avvalendosi di elementi artificiali è aldilà dei rischi, delle incertezze e degli errori che caratterizzano la vita umana? Quali di questi limiti ha senso siano fatti valere dal diritto con regole che dicono non si può? Quali debbono operare nella coscienza di chi lavora su queste cose perché il diritto non ci arriverebbe?”. “Anche se molte cose sono state dette e scritte – la conclusione del relatore – queste domande rimangono aperte”.