La “Via crucis dei migranti”. È quella documentata da un audiovisivo promosso dalla rete ecclesiale continentale latinoamericana Clamor, espressione dell’attenzione delle Chiese di America Latina e Caraibi per migranti, rifugiati, vittime di tratta e sfollamento forzato. “Come Gesù sulla via del Calvario, migliaia di fratelli e sorelle in America Latina percorrono le rotte migratorie portando la loro croce, dopo essere stati privati dei loro diritti fondamentali”, denuncia Elvy Monzant, segretario esecutivo della rete Clamor.
Mons. Gustavo Gutiérrez, arcivescovo dello Yucatán (Messico) e presidente di Clamor, ha spiegato che “questa Via Crucis è una rappresentazione simbolica di un viaggio spirituale attraverso il nostro continente latinoamericano, dal Cile al Messico, pensando e tenendo nel cuore le migliaia di fratelli e sorelle, i nostri migranti, che vagano lungo queste strade in cerca di una patria”.
Monzant, responsabile di questa produzione audiovisiva di 40 minuti, curata da María Eva Lobo, responsabile della comunicazione di Clamor, ha spiegato che “ogni stazione vede la partecipazione di persone in mobilità che si trovano in case di accoglienza in Colombia, Brasile, Cile, Guatemala, Bolivia, Ecuador, Venezuela, Honduras, Perù, Messico, Bolivia e Panama. In ogni stazione esprimono e rappresentano un’esperienza comune, come l’attraversamento delle frontiere, la separazione dalle famiglie, lo sfruttamento lavorativo e la discriminazione”, ha aggiunto. Il segretario esecutivo di Clamor ricorda che “come Gesù sulla croce, ci sono molti uomini e donne nel nostro continente che sono crocifissi. In questo tempo di Quaresima nella rete Clamor vogliamo pregare insieme attraverso la Via Crucis”.